Quella farmacia è un patrimonio da salvare

Giovanni

Pallanti

Dopo quattro anni di lotte, il primo agosto l’ufficiale giudiziario si è presentato per eseguire lo sfratto della farmacia Granducale di piazza San Felice. Per ora l’esecuzione del provvedimento è stata rinviata al 30 ottobre. La farmacia Granducale, o spezieria, fu fondata nel 1805 e il fatto rivoluzionario consisteva che era aperta al pubblico affacciandosi su piazza San Felice, dove erano gli edifici nei quali abitavano gli impiegati e la servitù di Palazzo Pitti. Eccezionalmente sul retro della farmacia c’era, e c’è ancora, la sala anatomica con una balconata da cui gli studenti guardavano le lezioni di anatomia. Tutto questo dovrebbe finire il 30 ottobre. E’ possibile? Penso e spero di no. Il comitato di quartiere vuole che questo luogo storico sia salvato. Chi ha comprato la farmacia e il brutto edificio che sorge sopra di essa, vorrebbe farne un uso turistico. Per ora la ristrutturazione del caseggiato è terminata da mesi e non si vede un’anima viva che lo frequenti. Eppure per la proprietà la farmacia deve andare via. Per far cosa?

Gli arredi della farmacia e la sala anatomica non possono essere toccate perché sono un bene artistico storico tutelato dalle soprintendenze, quindi i proprietari mandano via il dottor Piero Pacenti, che si sposterà di 50 metri, in un locale a cavallo di piazza San Felice e via Romana.

Così la proprietà commette una prepotenza, provocando un danno culturale e storico alla città. Il comitato di quartiere proporrà di nuovo al sindaco di chiedere al governo la requisizione della farmacia storica e della sala anatomica per farci un museo della medicina, in base all’articolo 9 e all’articolo 42 della Costituzione.

Il sindaco si era già impegnato e aveva firmato la petizione per salvare la farmacia storica. Le cose sono andate diversamente perché ormai, a livello locale come a livello nazionale, la politica è fatta di parole e di pochi fatti.