GIOVANNI BALLERINI
Cronaca

Quel jazz forte come il ferro. The Iron Way suona Londra

Il nuovo ensemble guidato dal contrabbassista Scandroglio Premio Tomorrow’s. Concerti a Guardistallo, Firenze e Pisa. "Un sound che lega la Maremma al Regno Unito" .

Quel jazz forte come il ferro. The Iron Way suona Londra

Quel jazz forte come il ferro. The Iron Way suona Londra

"Sono molto grato al Grey Cat Jazz Festival che ogni anno mi permette di creare un nuovo progetto, un nuovo gruppo, come stavolta, con The Iron Way, che sono un punto di connessione fra l’Italia e Londra". E’ entusiasta del nuovo ensemble il ventisettenne contrabbassista senese Michelangelo Scandroglio, Premio Tomorrow’s Jazz, che, con Maria Chiara Argirò al piano, Myele Manzanza alle percussioni e Alex Hitchcock al sax, sarà protagonista di un’attesa anteprima giovedì al Teatro Marchionneschi di Guardistallo, venerdì alle 19 suonerà in prima al Parc Performing Arts Research Centre di Firenze (piazzale delle Cascine) nell’ambito della rassegna Mixité, targata Toscana Produzione Musica e domenica al Teatro Sant’Andrea di Pisa.

Un tour firmato Tpm, all’insegna di un nuovo sound che lega idealmente il Regno Unito con la Maremma Toscana.

Michelangelo, come nasce la vostra Via del Ferro?

"L’agosto scorso ci siamo ritrovati grazie al Grey Cat al Teatro delle Ferriere di Follonica per realizzare un repertorio originale sul tema del ferro, che abbiamo sviluppato, fin dal nome del gruppo, pensando alle estrazioni all’Isola d’Elba e all’industria britannica".

Che musica vi ha evocato il ferro?

"Tutti e quattro frequentiamo la scena londinese, che è molto viva e sta influenzando le direzioni del jazz di oggi con un sound nuovo e molto fresco, caratterizzato dal ritmo, dal groove. Questi concerti, in linea con la rassegna Mixité, presentano un mix fra queste sonorità e il background di quattro band leader che hanno iniziato a collaborare, che compongono, creano, si riconoscono e suonano volentieri negli Iron Way".

Dopo i concerti registrerete il vostro primo disco?

"Sì, a Londra, a giugno. Con l’occasione il 14 giugno debutteremo anche nel prestigioso club Ronnie Scott’s, in attesa di suonare al London Jazz Festival, al Wellington Jazz Festival in Nuova Zelanda e al Melbourne Jazz Festival in Australia".

Il vostro è uno sguardo decisamente internazionale...

"Non potrebbe essere altrimenti. Da qualche anno vivo a Parigi, dove ci sono tanti stimoli artistici, ma appena posso frequento la scena londinese. E, ovviamente, quella italiana, anche se, per un giovane musicista non è facile: non ci sono opportunità lavorative e quindi è meglio cercare la propria strada all’estero.

Come coniuga la lezione di Gabriele Ragghianti con quella di Ares Tavolazzi?

"Sono le mie due identità. Per un po’ mi sono sentito come Batman. Vivevo a Firenze, di giorno andavo al conservatorio a Lucca e la sera vivevo la nightlife come jazzista in tutta la Toscana. Ho avuto la fortuna di studiare con il maestro Ragghianti che mi ha fatto approfondire il contrabbasso classico, mentre anche solo parlare con Ares è una lezione. Di musica e di vita. Mi ha insegnato a sperimentare sempre nuovi suoni".