GIAMPAOLO MARCHINI
Cronaca

Quel giorno in cui Re Diego si vestì di viola

Dall’amichevole tra Fiorentina e Albiceleste del 1981 al ’palleggio con la pigna’ al club dell’Ugolino: la passione di Firenze per il Pibe de Oro

di Giampaolo Marchini

La più grande recita in campo a Firenze di Maradona risale al 13 gennaio del 1985. Fu in quel momento che la città si innamorò del campione scomparso ieri a mezzogiorno in Argentina dopo un attacco di cuore, gettando nella disperazione il mondo sportivo e non. Era la Fiorentina di Socrates, che aveva salutato in estate Daniel Bertoni andato a Napoli alla corte di Re Diego. Una squadra viola pallido nonostante le premesse e anche il freddo della giornata aveva contribuito ad attutire l’entusiasmo del popolo viola. La scintilla che fece scaldare il cuore e applaudire la Fiesole arrivò dal solito magico sinistro capace di prendere in contropiede Giovanni Galli, che di lì a poco sarebbe diventato suo compagno di squadra. Diego fece gol sotto gli occhi di Heather Parisi, la soubrette con cui aveva un flirt in quel momento, seminascosta in tribuna vip. Giocò a Napoli fino al 1991, ma quello fu l’ultimo gol al Comunale, rimasto poi stregato per il Pibe, come nei quarti di finale di Italia ’90 quando fallì un rigore contro la Jugoslavia, salvato però dal dischetto dal gol di Dezotti e dall’errore di Hadzibegic che spedì l’Albiceleste.

A Firenze Diego veniva volentieri, sorpreso dall’affetto dei tifosi. Furono i fiorentini per primi ad accorgersi del talento del bambino nato a Villa Fiorito, baraccopoli ai margini di Buenos Aires. E’ il 29 agosto del 1981.

La famiglia Pontello, dopo i risultati incoraggianti del girone di ritorno del precedente campionato e con l’avvento in panchina di Picchio De Sisti decide di puntare allo scudetto. Campagna acquisti stellare, con Pecci, Graziani, tra gli altri, e anche Daniel Bertoni, il campione del Mondo con l’Argentina nel 1978, i campionati macchiati dal sangue dei desaparecidos. In migliaia scompariranno, come si scoprirà negli anni successivi. In campo la nazionale argentina aveva dato spettacolo con Kempes e Bertoni era stato uno dei protagonisti, arrivando in viola con grandi aspettative. E per celebrare quella campagna acquisti, anche grazie ai buoni uffici proprio del Puntero fu deciso di organizzare un’amichevole tra la Fiorentina e l’Argentina del capitano Passarella.

In estate ci sarebbero stati i Mondiali in Spagna e il tecnico Menotti stava iniziando a formare il gruppo, con Maradona che iniziava a prendersi la scena, dopo aver vinto i mondiali juniores nel 1979. Una recita estiva che svelò a tutta Europa la classe infinita di questo piccoletto con una chioma inconfondibile e un sinistro da favola. La partita finì 5-3 per i sudamericani grazie a due perle proprio dell’imprendibile Diego che quel giorno vestì anche di viola. Uomo spietato in campo, con un cuore d’oro fuori dal rettangolo di gioco, che lottava con i suoi fantasmi e demoni, ma per i suoi compagni aveva sempre attenzioni non comune. Come per Giovanni Galli.

E’ il 19 maggio 2003 quando sul percorso del golf club dell’Ugolino si gioca un torneo in favore della Fondazione che porta il nome del figlio di Giovanni, Niccolò, scomparso due anni prima e che Diego aveva tenuto in braccio. Buca otto: una pigna gli cade a due passi. Diego non ci pensa un attimo e - tacco punta - inizia a palleggiare come se si trattasse di un pallone qualunque. Il magico sinistro è sempre quello; il fisico non più. Appesantito; abbronzato; con due vistosi orecchini di diamanti su entrambi i lobi; i capelli lunghi; un numero imprecisabile di tatuaggi su tutto il corpo e il pizzo leggermente imbiancato. Classe e carisma intatti. Sempre e comunque.