LUDOVICA CRISCITIELLO
Cronaca

La protesta dei ristoratori, in centinaia sul ponte Vecchio. A piedi fino a Roma

Manifestazione che dà il via alla 'Marcia dei Ristoratori' che, a piedi, dal capoluogo toscano raggiungerà Roma il 13 novembre

Protesta ristoratori sul ponte Vecchio. Foto Marco Mori/New Press Photo

Firenze, 4 novembre 2020 -  C’erano quasi tutte le categorie più colpite dalla crisi economica causata dal coronavirus, stamattina su Ponte Vecchio in occasione della marcia di protesta organizzata dai “Ristoratori della Toscana” e da “Tnt Italia” (Tutela Nazionale Imprese). Una marcia che è partita oggi da Firenze e dopo aver fatto tappa a San Casciano Val di Pesa, San Gimignano, Siena, San Quirico d'Orcia, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Sutri, La Storta arriverà a Roma il 13 novembre. Da San Gimignano seguiranno della Francigena, l'antica via dei pellegrini diretti dalla Francia a Roma.

«Vogliamo che il sacrificio di Luca non sia avvenuto invano – inizia così il suo discorso Pasquale Naccari, presidente di "Ristoratori Toscana", ricordando il collega che mesi fa si è tolto la vita all’interno del suo locale in piazza Santa Croce. «Lo facciamo per difendere le nostre imprese, i nostri dipendenti e le nostre famiglie. Con le chiusure del lockdown, ci ridurremo ad essere degli automi, schiavi al servizio delle multinazionali, esseri che esistono solo per lavorare e consumare, vivremo le nostre vite chiusi in casa con lo smart working, a rischio è l'intera società, e noi non possiamo accettarlo. Svegliamoci e uniamoci, riprendiamoci le nostre vite, ritorniamo ai valori dei nostri nonni che oggi la politica sacrifica sull'altare della sua incompetenza». Insieme a Naccari presente anche il celebre gastronomo Gianfranco Vissani. Dai ristoratori, dunque, ai tassisti, ai fieristi, alle agenzie di viaggio, agli artigiani, agli ambulanti e ai lavoratori di comparti come quello delle lavanderie industriali e del noleggio con conducente. Erano tutti su Ponte Vecchio con striscioni e cartelli per far sentire la loro voce. Settori spazzati quasi via da quando è iniziata la pandemia e che, a fronte delle ultime misure prese dal governo per contenere i contagi, chiedono che le loro categorie vengano supportate in maniera adeguata.

Gianfranco Vissani e Pasquale Naccari

Gianfranco Vissani e Pasquale Naccari

 

«Io sono d’accordo sulle chiusure, ma il punto è un altro – spiega Simone Giannerini, direttore regionale di "Ristoratori Toscani" - il governo ci deve tutelare perché se dobbiamo stare a casa per il bene comune, noi lo facciamo ma abbiamo bisogno di soldi per far sopravvivere le nostre attività. Il governo deve aiutarci con gli affitti, con i dipendenti, con le tasse in maniera tale che quando sarà finita questa tragedia noi potremmo ripartire, altrimenti così moriamo». Fra le richieste dei manifestanti al governo ci sono la sospensione di tutte le tasse, l'abbattimento dei canoni d'affitto, il blocco degli sfratti, un fondo perduto per il periodo di chiusura adeguato ai cali di lavoro registrati, e un credito di imposta proporzionale alle perdite di fatturato, esenzione per tutto il 2020 e 2021 dei canoni per l’occupazione del suolo pubblico, abbattimento del costo di lavoro. «Il nostro è un settore, fatto da 65mila imprese, che è fermo da marzo, ma nessuno ne parla - spiegano Giulio Aloisi e Giorgio dell’Artino, imprenditori nel campo del Noleggio con conducente (Ncc) - e molto probabilmente riprenderà la sua attività ad aprile del 2022 perché noi lavoriamo principalmente con il turismo nordamericano e con la cassa integrazione che arriva a gocce interveniamo anche per dare un sostegno economico ai nostri dipendenti». Come loro anche i lavoratori del comparto lavanderie industriali lamentano la mancanza di aiuti: «Tutto quello che chiediamo, visto che non ci permettono di lavorare è di essere aiutati e invece non rientriamo neanche nel decreto Ristori» – dice Damiano Donati -, mi sembra assurdo visto che il nostro lavoro è quello che permette di sanificare biancheria, tovaglia e cose di questo tipo, ed è quindi fondamentale in un periodo come questo». Anche i tassisti sono sul piede di guerra: «Ad oggi il numero di corse è pari a zero e tutti gli aiuti promessi non sono mai arrivati» – dice Davide, insieme ad un gruppo dei suoi colleghi». Così come i lavoratori del comparto fieristico: «Siamo in due famiglie a portare avanti un’impresa, siamo fermi da 9 mesi e abbiamo ricevuto solo 2200 euro - racconta Valeria Baronti – è assurdo pretendere che possiamo riuscire a vivere con questa miseria». Per l'iniziativa di oggi gli organizzatori hanno posizionato striscioni sui lungarni vicino a Ponte Vecchio. Secondo quanto riferisce Ristoratori Toscana, i partecipanti complessivi sarebbero stati un migliaio. Su Ponte Vecchio è stato esposto un grande striscione con la scritta “Ponti per il futuro”, motto dell'iniziativa.

 

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I ristoratori in marcia di protesta contro il Dpcm stasera raggiungeranno San Casciano Val di Pesa (Firenze), poi le tappe successive saranno San Gimignano, Siena, San Quirico d'Orcia, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Sutri, La Storta e, infine, Roma, dove dovrebbero arrivare il 13 novembre. Da San Gimignano seguiranno della Francigena, l'antica via dei pellegrini diretti dalla Francia a Roma.

Per l'iniziativa di oggi gli organizzatori hanno posizionato striscioni sui lungarni vicino a Ponte Vecchio. Là si sono raccolti altri manifestanti nel corso della manifestazione: secondo quanto riferisce Ristoratori Toscana, i partecipanti complessivi sarebbero stati un migliaio. Su Ponte Vecchio è stato esposto un grande striscione con la scritta 'Ponti per il futurò, motto dell'iniziativa. "Con questi provvedimenti distruttivi il governo sta distruggendo questi ponti", accusa Naccari, secondo cui "l'unica cosa che sanno dire è chiudere, sembra che ci diano soldi a pioggia. in realtà non ci hanno dato un c...; si riempiono la bocca solo per parlare di evasione fiscale, ma di spreco di soldi pubblici non ne parla mai nessuno, perché la responsabilità è loro: basta, non accetteremo mai più leader politici che ci additano come evasori".

Con le chiusure del lockdown, lamenta il presidente dei Ristoratori Toscana, "ci ridurremo ad essere degli automi, schiavi al servizio delle multinazionali, esseri che esistono solo per lavorare e consumare, vivremo le nostre vite chiusi in casa con lo smart working, a rischio è l'intera società, e noi non possiamo accettarlo. Svegliamoci e uniamoci, riprendiamoci le nostre vite, ritorniamo ai valori dei nostri nonni che oggi la politica sacrifica sull'altare della sua incompetenza".

Fra le richieste dei manifestanti al governo ci sono la sospensione di tutte le tasse, l'abbattimento dei canoni d'affitto, il blocco degli sfratti, un fondo perduto per il periodo di chiusura adeguato ai cali di lavoro registrati, e un credito di imposta proporzionale alle perdite di fatturato.