Primo capitolo di un romanzo. Quella villa immersa nel bosco e le scoperte del piccolo Sergio. Fu l’unico contatto con la natura

Il 12 ottobre 1939 Romano Bilenchi scrive per il nostro giornale il memorabile ritratto di un bambino che viveva in una zona isolata insieme ai suoi genitori. Poi arrivò la malattia.

Primo capitolo di un romanzo. Quella villa immersa nel bosco e le scoperte del piccolo Sergio. Fu l’unico contatto con la natura

Primo capitolo di un romanzo. Quella villa immersa nel bosco e le scoperte del piccolo Sergio. Fu l’unico contatto con la natura

La villa era stata costruita oltre la città di P..., in solitaria aperta campagna; ma già qualche tempo prima che nascesse Sergio agli abitanti della città doveva essere piaciuto quel luogo se, un po’ da per tutto, senza alcun ordine come vengono le voglie, erano sorte altre ville. Alcune avevano la facciata rivolta al levar del sole, altre guardavano le crete lontane; forse la loro varia disposizione rispondeva al carattere delle persone che vi abitavano. Tranquillità, soggezione per la natura i cui segni si ripetono, ogni giorno più desiderati, dall’apparire del sole. Istinto di avventura e amore per il creato nelle sue bizzarrie significava fissare le crete poichè da loro provenivano su quell’angolo di terra effluvi di un mondo chimerico. La villa guardava le colline dietro le quali si consumava il tramonto, e in lontananza aveva a sinistra le crete, a destra e più vicina la città; ma porte e finestre si aprivano in ogni muro e in egual numero come se il suo costruttore avesse voluto godere di tutte le bellezze circostanti prossime e lontane. Un viottolo campestre via via ingrandito, continuato, rafforzato, era stato trasformato in una grande strada statale che andava da P... verso il Sud oltre le crete; e che ora, finito da tempo su di essa il lavoro degli uomini, lambiva placida e invitante, sul davanti della villa, il giardino chiuso da una cancellata resa quasi invisibile da un fitto strato di fiori e di piante. Di là dalla strada una casa di contadini, appoggiata ad un monticello, oltre il quale una piccola valle e poi la catena delle colline. Il giardino si estendeva vastissimo anche dietro la villa, colmo di alberi, senza alcun segno di cinta in modo che pareva continuare degradando nei campi.

Chi veniva da P...., percorsi tre chilometri tra giardini, orti e campi, si trovava, superata una piccola chiesa detta di Sant’Antonio, dinanzi alle due costruzioni l’una di fronte all’altra; allora la strada subito dopo svoltava ad un tratto scomparendo dietro la casa dei contadini senza lasciar capire quale fosse la sua direzione, e il monticello e gli alti alberi del giardino impedivano di girare quegli ostacoli con lo sguardo. Ma, oltrepassato quella specie di valico, il paesaggio si apriva in una immensa pianura circondata per tre quarti dalle colline e dalle crete. Nella pianura, quasi tutte in vicinanza della strada, erano le altre ville. A guardarle dall’alto delle colline, rade e morbidamente adagiate sul verde della campagna non spiccavano in modo particolare, ma camminando sulla strada non permettevano di pensare ai prati, alle vigne, agli alberi. Solo un

cancello rustico tra due pilastri di mattoni rossi, sormontato da una piccola tettoia. era bello;

oltre le sue sbarre si apriva un lungo viale che portava ad una villa accuratamente nascosta da

grandi piante verdi.

Cosi avrebbero dovuto essere anche le altre ville.

Pareva che tra tutti gli abitatori della strada maestra solo i suoi proprietari avessero stabilito singolari rapporti con la natura, Nella villa dinanzi alla casa dei contadini abitavano Sergio, Marta sua madre, Bruno suo padre, la nonna Giovanna e Vera, sorella di Bruno. Possedevano alcuni poderi nella pianura e di quella vivevano. Quando Sergio fu capace di notare qualcosa della campagna e di comprendere i discorsi dei familiari le ville sorgevano già ai margini della strada e altrove, esisteva anche la villa in fondo al lungo viale dietro al cancello rustico. Per molti anni nulla sarebbe cambiato,

(...)

Le colline stabilirono l’amicizia tra Sergio e la natura. Soli, per mesi e mesi, Sergio e Marta salirono lassù tutti i pomeriggi. Poi Sergio, all’età di cinque anni, si ammalò gravemente. Un intero anno passo in letto. Lo portarono al mare; e l’inverno successivo rimase chiuso nella villa. Infine il dottore gli ordinò di girare di nuovo per la campagna. Il babbo lo condusse allora, a piedi e in carrozza, nei luoghi da lui preferiti. Una volta si spinsero fino alle crete, partendo la mattina prestissimo. Le gite cessarono. Il babbo non venne più a prenderlo; ma un giorno in un’ora insolita comparve Marta e insieme fecero di nuovo una passeggiata su per le colline. Tutti i pomeriggi tornarono lassù.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro