Scriveva Prezzolini in una biografia dedicata al grande Segretario fiorentino: "Machiavelli nacque con gli occhi aperti". Anche lui, Giuseppe Prezzolini nacque con gli occhi aperti nel 1882, figlio del prefetto di Perugia, Luigi. A tre anni gli morì la madre. Crebbe come un figlio di una famiglia privilegiata che non riusciva, però, a fare il bravo ragazzo.
Irregolare a scuola, lettore onnivoro della biblioteca paterna, interruppe gli studi prima di prendere la licenza liceale. Nonostante questo continuò a studiare, senza laurearsi. Diventò uno dei più grandi intellettuali del Novecento. Nel 1903, 120 anni fa, fondò a Firenze, insieme ad un altro giovane geniale, Giovanni Papini, una rivista che fece uscire allo scoperto la coppia Prezzolini-Papini, capace di far impazzire per molti decenni l’elite culturale italiana ed europea. Nel 1908, Giuseppe Prezzolini fondò, sempre a Firenze, la rivista per cui è entrato nella storia: ‘La Voce’.
Benedetto Croce definì questa rivista, la culla dell’antifascismo e del fascismo italiano. Qualcuno si domanderà come è stato possibile. Prezzolini, alla fondazione della Voce aveva 26 anni, aveva un profondo disprezzo per il ruffianesimo e il carrierismo. Invitò a scrivere sulla sua rivista quelle che lui pensava fossero le migliori intelligenze del suo tempo, come Giovanni Gentile, Benedetto Croce, Giovanni Amendola, Gaetano Salvemini, Giuseppe Lombardo Radice, Benito Mussolini e l’allora già importantissimo e affermato scrittore, Alfredo Oriani. Ecco perché il grande filosofo Benedetto Croce, definì la rivista fiorentina, come la culla di tutte le vicende che segnarono la vita politica e culturale del primo Novecento.
Dotato di una scrittura precisa e tagliente, Prezzolini è stato considerato da Indro Montanelli, il suo unico, vero grande maestro come scrittore e giornalista. Prezzolini lasciò l’Italia per non compromettersi con il fascismo, prima a Parigi, dove divenne amico di Piego Gobetti, e poi insegnò letteratura italiana alla Columbia University di New York. Rientrato in patria, collaborò alla Nazione e al Resto del Carlino. Morì a cento anni, nel 1982, a Lugano, nella Svizzera italiana.