“Presto e bene“ non è più di casa

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Nel breve periodo della capitale a Firenze, fra 1865 e 1871, Giuseppe Poggi procedette con la massima celerità nell’abbattere le mura intorno alla città e darle respiro europeo coi viali di circonvallazione; nel 1954, per avvicinarsi a noi, il sindaco Giorgio la Pira – nel solco della intuizione del predecessore Mario Fabiani – impiegò solo due anni dalla scelta dell’area alla consegna delle chiavi dei primi mille alloggi nel nuovo quartiere dell’Isolotto. Fin da giovane sento parlare del “nuovo“ aeroporto di Peretola, con progetti che si succedono e si divorano l’uno dopo l’altro: spostamento, allungamento della pista e così via; del “nuovo“ stadio con la prolungata scelta dell’ubicazione, per ripiegare infine sullo studio di ristrutturazione del Franchi, ovvero di quello già esistente; la stazione dell’alta velocità, tornata di attualità, dopo un impegnativo inizio dei lavori rimasti poi da anni interrotti. E taccio sull’uscita degli Uffizi e la discussa loggia di Isozaki. Potremmo continuare a lungo. Eccesso di burocrazia certo. Permessi ad ogni livello lunghi e non facili da ottenere per i tanti via libera da mettere insieme; interessi e rivalità municipali che moltiplicano i ricorsi agli organi competenti e rallentano o bloccano i progetti. Con la sua mentalità americana il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, non si capaciterà mai perché avendo una massa di dollari pronti, i suoi, non si possa soddisfare la condizione del "fast, fast, fast". A Firenze non funziona così e la storia recente purtroppo lo dimostra. Non mancano piani e idee valide, ma i tempi richiesti scoraggiano dal portarle avanti, specie in una città d’arte, condannandola infine ad una sorta di immobilismo. Adesso tuttavia si è costretti a soddisfare precise scadenze se non si vogliono perdere le ingenti somme messe a disposizione dal PNRR. È in gioco lo sviluppo, la crescita, la modernizzazione della città. Auguriamoci prevalga, almeno per una volta, la filosofia del “presto e bene“.

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