FRANCESCO
Cronaca

Pittura e scultura ’fuoriquadro’ di Renato Ranaldi

Francesco

Gurrieri

In una nuovissima rivista che si pubblica a Messina, ‘Lyceum-La scuola delle cose’ diretta da Gino Di Maggio, c’è un importante saggio di Renato Ranaldi, uno degli artisti e intellettuali fiorentini più trasgressivi e noti in Europa. La rivista è un unico foglio di un metro per settanta centimetri, ripiegato in quattro parti, cosicchè ne vien fuori un formato A3. Col saggio di Ranaldi, di cui ci accingiamo a dire, ce ne sono altri su ‘La cultura europea’ (Giovanni Lista), ‘Arte, memoria e ricorso’ (Ugo Nespolo e Felice Cimatti), ‘Muore giovane chi è caro agli Dei’ (Davide Di Maggio). Chi conosce le opere letterarie di Ranaldi sa bene quanto sia faticoso arrivare all’ultima pagina: qualcosa che ricorda la lettura dell’Ulysses di Joyce (quanti, onestamente, sono arrivati fino in fondo?). E’a Firenze che Ranaldi ha maturato la sua poetica artistica: una poetica che si posa sulla sua scultura, sulle sue tele, ma anche sulla sua scrittura. Proprio Corà ha scritto che dopo il ‘Concetto spaziale’ di Fontana e i ‘sacchi’ di Burri, il gesto di Ranaldi è uno dei più radicali che hanno chiuso il XX secolo. E non pare improbabile questo giudizio se si considera la sua devianza artistica che riposa nel suo assioma, secondo cui ‘ogni cosa è una cosa ma anche un’altra cosa’, che fa ormai parte della sua personalissima e apodittica poetica. E’ artista visivo che predilige accostamenti di forme linguistiche diversificate: non a caso, ha appena pubblicato ‘Ala spazzina’ (Le Lettere), romanzo di una teoria sempre tesa ad accostamenti linguistici diversificati. Fu a seguito di una visita al Kunsthistorisches Museum di Vienna a studiare il grande quadro di Breguel, che concepì la vita simbolica di quella visione che lo spinse a immaginare ciò che l’opera taceva, oltre la sua concretezza: da lì concepì un altro Breguel, in un seducente labirinto dalle pareti di specchi deformanti: nasceva il ‘fuoriquadro’. Ranaldi è artista e intellettuale assolutamente solitario. E forse, proprio per questa sua modalità artistica di traversare la vita hanno voluto dedicargli le due grandi pagine centrali della nuova rivista.