REDAZIONE FIRENZE

"Pilotarono il concorso per Stefàno" I big di Careggi vanno a processo

A giudizio l’ex dg Calamai, l’ex rettore Dei e sette super prof. Le accuse: abuso d’ufficio e tentata concussione

di Stefano Brogioni

Firenze

Un piano preordinato per "mettere in cattedra" a Careggi il cardiochirurgo Pierluigi Stefàno: ne è convinta la procura di Firenze, che ha chiesto e ottenuto, ieri mattina, il rinvio a giudizio di chi avrebbe creato un "sistema" per arrivare a questo obiettivo, ovvero la vittoria del concorso con cui Stefàno, indiscusso fuoriclasse nella sua materia, fratello del senatore Dem Dario Stefàno, è diventato professore associato, superando l’unico sfidante, Sandro Gelsomino. A processo (prima udienza 1 febbraio 2022) oltre a Stefàno vanno l’ex rettore Luigi Dei (nella foto), l’ex direttore generale di Careggi Monica Calamai (oggi dg della Ausl di Ferrara), alcuni professori: i commissari della gara concorsuale (i prof Andrea D’Armini e Roberto Di Bartolomeo) ma anche i baroni della medicina fiorentina com l’ex prorettore Paolo Bechi, Niccolò Marchionni, Marco Carini e Corrado Poggesi. Tentata concussione e abuso d’ufficio le accuse contestate, a vario titolo, ai nove imputati. Perché il "progetto di riunire nella persona di Stefàno la cardiochirurgia clinica" fiorentina, un’idea che la procura attribuisce al dg dell’epoca Monica Calamai, vive di due momenti.

Il primo, a sua volta suddiviso in due episodi collocati dai pm Tescaroli e Nastasi nell’ottobre del 2015 e nell’ottobre del 2016, vede l’ipotesi di tentata concussione (per cui sono indagati Stefàno, Marchionni, Carini, Poggesi e Bechi) ai danni di Massimo Bonacchi, un professore associato che avrebbe dovuto condividere con Stefàno le proprie pubblicazioni scientifiche in modo da fargli acquisire punteggio in vista del concorso che sarebbe stato bandito di lì a poco.

In cambio, Bonacchi avrebbe ottenuto dal futuro leader della cardiochirurgia fiorentina un "maggiore coinvolgimento nell’attività assistenziale e chirurgica, con progressivo aumento di interventi quale primo operatore". Questo ’patto’, non sottoscritto da Bonacchi, sarebbe stato formalizzato anche in una scrittura, che gli imputati hanno prodotto nel corso del procedimento. Agli atti ci sono anche i numeri degli interventi effettuati da Bonacchi: secondo l’ipotesi accusatoria, dopo il suo "no", sarebbe finito ai margini.

L’abuso d’ufficio. Nel mirino dei pm è finito poi il bando, "cucito su misura" del candidato prescelto: alla stesura del testo avrebbe partecipato direttamente il concorrente Stefàno. Questa imputazione vede inquisito anche l’ex rettore Dei. "Grande amarezza perché ritenevamo che gli elementi fossero già sufficienti per rilevare nella condotta di Stefàno l’assenza di qualsiasi rilevanza penale", commenta il legale del cardiochirurgo Stefàno, Francesco Maresca. "Puntiamo al risultato pieno", dice Federico Bagattini, difensore di Marchionni. Anche per Gaetano Viciconte, l’avvocato di Monica Calamai, "l’udienza preliminare non consente di sviluppare quel ragionamento tipico del dibattimento".

Soddisfatto l’avvocato di Gelsomino, Niccolò Lombardi Sernesi, che ha evidenziato, polemicamente, che finora l’Ateneo non si è costituito parte civile come ha invece fatto in passatonelle querelle contro il suo assistito.