Meduse, castagnole e granchiolini. Chi nuota nel mare toscano

Alla scoperta dell'habitat marino col biologo dell'Università di Firenze Alberto Ugolini

Le due meduse più comuni nei mari toscani

Le due meduse più comuni nei mari toscani

Firenze, 15 luglio 2022 - Dai comuni saraghi, le triglie, che nuotano più vicino al fondo e che si nutrono di organismi che trovano razzolando nel substrato, alle ‘castagnole’, che da ‘giovani’ si distinguono per un bellissimo blu elettrico. Sono  queste ultime, l’unico rappresentante, nei nostri mari, di una famiglia tropicale, ma in tutto questo il cambiamento climatico non c’entra niente.

Alberto Ugolini, biologo marino
Alberto Ugolini, biologo marino

Quali sono le specie che nuotano nei nostri mari? Ne abbiamo parlato col biologo marino Alberto Ugolini, docente all’Università di Firenze. Beh, tanto per cominciare, le presenze meno amiche dei bagnanti sono le meduse. Belle a vedersi dal patino, ma fastidiosissime in caso di sfortunato contatto. Ebbene, nel mare toscano le specie dominanti di medusa sono due: Aurelia aurita e Pelagia noctiluca.

“Negli ultimi anni - spiega il professore, - la presenza di meduse nel Mediterraneo è aumentata considerevolmente e questo può non essere positivo. Le meduse si nutrono di plancton e di forme molto giovanili di alcuni pesci che, dunque, rischiano di diminuire molto di numero, con conseguenze negative per la futura pesca delle specie adulte”.

Perchè questo incremento? “Può essere per via dell’aumento della temperatura dei mari, ma non solo. Si tratta spesso di concause, come l’aumento di cibo”.

Che fare quando veniamo in contatto con la medusa, che ha soprattutto sui tentacoli delle cellule urticanti che scoppiano al contatto con certi stimoli tattici e chimici, inoculando del veleno all’interno della cute? “Cercare di togliere per quanto possibile gli eventuali residui di tentacoli - risponde il docente -. Se il senso di bruciore si attenua rapidamente ed il soggetto non è manifestamente allergico, non c’è da fare altro. Se la bruciatura è estesa, rivolgersi subito in farmacia. Senza provvedere a rimedi fai da te, come gli impacchi di ammoniaca, che rischiano solo di peggiorare la situazione”.

Chi possiamo poi vedere tuffandoci con la maschera? Abbiamo parlato delle triglie e delle colorate castagnole. Ci sono poi i labridi, come il Corsi Julia, comunemente detto ‘cappa di re’, che però ultimamente è stato “messo in minoranza da un altro labride, Thalassoma pavo, molto più colorato e vistoso”, che da alcuni anni è presente anche nella parte settentrionale del Mediterraneo.

Sottocosta, in pochi centrimetri d’acqua, spesso visibile anche sugli scogli, voilà il simpatico granchiolino verde, Pachygrapsus marmoratus, quello che si vede comunemente correre sugli scogli. È una specie che purtroppo “sta avendo qualche problema, perchè ha progressivamente invaso tutto il Mediterraneo a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua".

Ancora, il Percnon gibbesi, diffuso a latitudini tropicali del Pacifico, che “sta prendendo il sopravvento sul Pacygrapus ma anche sulla Eriphia, il ‘favollo’ dei livornesi, probabilmente per competizione di habitat”.

“Nessun allarme, però - aggiunge il docente -. Basti pensare a quel che è successo con la caulerpa, un’alga invasiva che ha procurato una serie di problemi fin dagli anni Settanta, che ora però sta trovando un equilibrio con le specie autoctone”. La caulerpa è una specie tropicale “molto invasiva, che rischiava di modificare profondamente o di eliminare certi habitat caratterizzati da alghe autoctone”. Ma adesso sta trovando un discreto equilibrio di convivenza, tant’è che il Mediterraneo conserva le alghe autoctone.

Che dire infine del riscaldamento marino? Il Mediterraneo negli ultimi decenni ha registrato un aumento medio di uno-due gradi. “Un processo per ora agli inizi che rischia però di provocare, in futuro, quell’innalzamento dei mari prefigurato da vari studi - afferma Ugolini -. Inoltre, se le temperature continueranno ad innalzarsi, si altererà il funzionamento dell’ecosistema mare e si andrà incontro a conseguenze non facilmente prevedibili, ma certo non positive”.

 

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