Vichi
Per motivi di lavoro stavo passando da Milano, dove molto tempo prima avevo abitato per diversi anni. Avevo ancora molti amici in quella città, e come sempre andavo a salutare qualcuno. Alberto mi invitò a pranzo a casa sua, era da solo, sua moglie era fuori per lavoro. A tavola ci mettemmo a parlare dei tempi andati, come accade agli amici che hanno condiviso diverse avventure e non si vedono da un po’ di tempo… Tizio cosa sta facendo, Caio dov’è andato… Insomma, le solite cose. Tutti e due, da giovani, insieme ad altre persone avevamo vissuto a Milano il sogno di diventare artisti, e molti di noi ci erano più o meno riusciti. Dunque ci mettemmo a parlare di quell’argomento, e a poco a poco scivolammo sugli artisti del momento, quelli davvero famosi… Questo mi piace, questo non mi piace, quell’altro mi piaceva all’inizio e ora invece… Continuammo a fare nomi e commenti, come a volte succede con le attrici o i registi… "Stringerei volentieri la mano a Jago" dissi. "Anche io" disse Alberto, "Un vero genio, capace di grandi idee e di realizzazioni miracolose" aggiunsi. "Sono d’accordo" disse Alberto.
A quel punto, per contrasto, fu inevitabile parlare di Cancalloni, diventato famoso in tutto il mondo con il nulla… A me non piaceva per niente, lo trovavo vuoto, banale, dunque irritante… Sputava fuori delle opere provocatorie, brutte e belle non aveva importanza, bastava che si parlasse di lui, e la fama faceva alzare i prezzi… Tutto molto semplice, la solita vecchia storia… "Davvero non mi spiego come possa prendere in giro la gente e avere tutto quel successo… Di certo è bravo a vendersi, tutto qui… Segno dei tempi… Ma come artista è meno di nulla…" conclusi, amareggiato. "Eh già, è tutta una questione di marketing, di come riesci ad attirare l’attenzione, e in questo Cancalloni è bravissimo, non c’è che dire… Faccia di bronzo e pelo sullo stomaco, ecco cosa ci vuole oggi per essere un artista che vende." "E in più quel coglione non fa le sue opere personalmente… Tira fuori un idea del cavolo, roba da scemi, e poi per un tozzo di pane la fa realizzare a qualche giovane artista, perché lui non sa proprio fare nulla con le mani, a parte contare i soldi…" dissi, disgustato. Alberto scoppiò a ridere.
"Ti immagini se Michelangelo o Leonardo resuscitassero e si trovassero di fronte Cancalloni? Lo guarderebbero con uno stupore senza limiti… Uno che non fa niente con le proprie mani e si definisce artista." "Guarda, lo potrei anche accettare… I tempi cambiano… Potrebbe anche andare bene, se le opere fossero belle… Ma così è davvero un sacrilegio…" "Non ci possiamo fare niente, caro mio… Un altro calice di vino?" "Volentieri…" "Ecco qua" disse Alberto, riempiendo tutti e due i bicchieri. "Grazie… Però, a onor del vero, c’è un’opera di Cancalloni che mi piace, e anche molto… E ne sono contento, perché vuol dire che quando parlo male di lui non sono schiavo di un pregiudizio… Quando una cosa mi piace, mi piace e basta… In queste faccende non riesco a mentire a me stesso… Se il mio peggior nemico tirasse fuori un’opera bellissima, non potrei che ammirarla… E quell’opera di Cancalloni mi piace moltissimo… Ovviamente non è stato lui a realizzarla materialmente, ma anche solo l’idea la trovo forte, potente, addirittura geniale… Quasi non mi spiego come abbia fatto uno come lui a partorirla…"
"E quale sarebbe, questa opera?" "Partita a carte" dissi. Una scultura a stampa 3D, che citando con ogni evidenza ‘I giocatori di carte’ di Cézanne, metteva al tavolo da gioco la Madonna e Gesù Cristo con le carte in mano e una bottiglia nel mezzo. A quel punto vidi Alberto sorridere con amarezza. "Be’, sai perché ti piace? Perché non è sua." "Lo so, è a stampa 3D, e come sempre l’ha fatta fare a qualcun altro, ma io dicevo…" "No no, non parlo della realizzazione, ma proprio dell’idea… Non è sua" mi interruppe Alberto. "Come sarebbe non è sua?" "Eh già, non è sua… E sai di chi è?" "Oddio, di chi?" chiesi, curioso più che mai. "Di Petardo…" "Che? Ma cosa dici?" dissi sbalordito, sgranando gli occhi. "Dico che è così". Da come mi guardava Alberto, capii che non stava scherzando. In un secondo mi tornò in mente Petardo, questo ragazzo sempre accigliato, per non dire arrabbiato, un ubriacone attaccabrighe più o meno come Caravaggio, che non aveva retto Milano e si era rifugiato sulle montagne a fare a cazzotti con il mondo… Kafka avrebbe detto ‘inadatto alla vita’…
1-continua