Pene di due anni e quattro mesi e di quattro anni, rispettivamente, per Gianmarco Guidi e il padre Pieraldo, ritenuti gli amministratori di fatto delle società di gestione del ristorante dei vip Neromo di borgo San Frediano che si sono avvicendate dal 2015 ad oggi dopo alcuni fallimenti.
Società che, secondo le accuse, erano intestate a prestanome.
Per le accuse di bancarotta e circonvenzione d’incapace (sono accusati di aver indotto una famiglia a versare soldi nella prospettiva di far entrare in società il figlio), padre e figlio erano finiti anche ai domiciliari. Le misure cautelare sono state però interrotte o affievolite ieri mattina, nell’udienza davanti al gip Agnese Di Girolamo, quando gli avvocati Filippo Cei e Alessia Ratti hanno consegnato al giudice l’accordo per il patteggiamento raggiunto con il pm titolare dell’inchiesta, Christine Von Borries. Appuntamento alla prossima udienza, fissata ad ottobre, per la definizione del patteggiamento e per l’incardinamento del giudizio abbreviato che l’avvocato Massimiliano Manzo ha scelto per un terzo indagato, Tommaso Guidi, nei cui confronti c’è solo la contestazione di bancarotta. "Contiamo di dimostrare la nostra estraneità ai fatti", dichiara il legale.