Partite Iva false La Finanza recupera 58 milioni di euro

Accertamenti penali e amministrativi su 85 profili attivi nel settore ricerca e sviluppo. Creavano crediti fiscali fasulli

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FIRENZE

Partite Iva false per creare crediti con il Fisco: un’indagine penale ed amministrativa di guardia di finanza e funzionari del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate ha portato all’individuazione di 58 milioni di crediti Iva e di ricerca e sviluppo ritenuti fittizi ed esposti nelle dichiarazione dei redditi da parte di 85 soggetti economici aventi sede sia in Toscana che in altre regioni, pronti per essere ceduti o utilizzati in compensazione con debiti tributari. In particolare, attraverso un’articolata analisi di rischio condotta congiuntamente dai funzionari dell’Agenzia delle Entrate e dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, sono state individuate 85 società, di cui 32 aventi sede in provincia di Firenze e le restanti nel Lazio, in Sicilia, in Lombardia e in Piemonte, apparentemente inattive in quanto prive di dipendenti e intestate a soggetti ritenuti prestanome, le quali tuttavia hanno dichiarato all’Amministrazione Finanziaria di possedere crediti Iva e per attività svolte nel campo della ricerca e dello sviluppo, crediti solo in minima parte già utilizzati in compensazione. La peculiarità del sistema che si ritiene di aver individuato consiste nell’utilizzo distorto dell’istituto della dichiarazione integrativa, grazie al quale sono state rettificate le dichiarazioni fiscali degli anni 2017 e 2018, annualità precedenti all’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica, esponendo maggiori crediti Iva o per attività di ricerca e sviluppo (incentivo, quest’ultimo, introdotto dal legislatore nel 2013 per supportare lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese) rispetto a quelli inizialmente dichiarati.

Sulla base degli elementi sinora raccolti, l’attività, che ha avuto lo scopo principale di evitare l’utilizzo in compensazione dei crediti ritenuti non esistenti, ha consentito di intervenire immediatamente e in maniera congiunta tra militari e funzionari, disconoscere i crediti, bloccarne la possibilità di farne uso, richiedere la cessazione d’ufficio delle 85 partite Iva (9 sono state già chiuse dall’Agenzia delle Entrate), individuare elementi positivi di reddito non dichiarati per 25 milioni di euro e deferire alla Procura per "indebita compensazione di crediti inesistenti" 12 persone che, nel frattempo, avevano già utilizzato, seppur solo in parte, i crediti individuati.

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