BARBARA BERTI
Cronaca

"Parlo schietto come la Hack"

Massimo Reale, psicologo nella vita, medico legale ‘sui generis’ nella fiction di Rocco Schiavone

di Barbara Berti

"Il mio primo spettacolo l’ho visto alla Pergola, era Il Giro del Mondo in 80 giorni dell’Accademia dei Piccoli del maestro Dino Parretti. Ero in piedi, rapito dalla bellezza della produzione. Presi la decisione: da grande voglio fare l’attore. E così è stato". Uomo di parola Massimo Reale, alias Alberto Fumagalli, il medico legale della serie tv Rocco Schiavone (mercoledì su Raidue la nuova puntata), che alla Pergola è tornato più volte da protagonista, l’ultima nel 2019 con Il Penitente con Luca Barbareschi e Lunetta Savino. Fiorentino di nascita e senese per parte di nonna, Reale dividendosi tra teatro, cinema e tv ha lavorato con tanti attori e registi: Renzo Montagnani in Don Fumino, Nino Manfredi in Le Ragioni del Cuore, Lino Banfi in Un posto tranquillo, Beppe Fiorello in Salvo D’acquisto, Paolo Ferrari in Orgoglio, Terence Hill in Don Matteo 7 e più recentemente con Luca Zingaretti.

Chi le ha dato di più?

"Potrei fare un lista infinita. Ho avuto l’onore di recitare insieme ad attori di una generazione che si sentiva artigiana dello spettacolo e proprio perché artigiani erano artisti".

Un aneddoto?

"Mi ricordo lo spettacolo Eracle con Ugo Pagliai a Siracusa nel 2007: in città si respirava lo stesso clima che c’è a Siena per il Palio, un attaccamento incredibile per la recitazione. Al bar o per strada la gente mi chiedeva come procedevano le prove".

Da ‘I Ragazzi della IIIC’, la sua fiction di debutto, al grande successo con ‘Rocco Schiavone’. Come è lavorare con Marco Giallini?

"Ho un ottimo rapporto con lui, e grande stima come attore e come uomo. Il primo giorno sul set andai da lui per chiedergli se voleva provare la scena prima di girare. Lui acconsentì e poi andò dal regista a dire ‘lui va già bene’. Un’accortezza che dimostra lo spessore di Marco".

Nei romanzi di Antonio Manzini, da cui è tratta la fiction, Fumagalli è un anatomopatologo toscano sui generis.

"E’ il braccio destro di Rocco nelle indagini, ha sguardo acuto, precisione e un po’ di macabra ironia. Col vicequestore c’è un rapporto fatto di modi burberi e schietti, ma di profonda stima reciproca. Quando stavo studiando per questo ruolo mi venne in mente di ispirarmi a Margherita Hack, una grande scienziata che non ha mai nascosto il suo accento toscano. Così Fumagalli sciorina termini medici come fosse il trippaio del mercato di San Lorenzo".

Non solo attore, è anche sceneggiatore?

"Sì, recentemente ho partecipato alla scrittura della serie tv Lolita, tratta dai romanzi di Gabriella Genisi, con Luisa Ranieri per la regia di Luca Miniero, dove ho anche recitato. Sto partecipando alla scrittura della serie tv L’Avvocato malinconico tratta dai romanzi di Diego de Silva. Diciamo che il mio fil rouge è il racconto: scrivere e recitare, insieme alla professione di psicologo (è iscritto all’Ordine della Toscana, ndr) mi permettono di seguire le mie passioni".