L’intenzione e i progetti c’erano già. Anche alcune strutture, fino a ora solo parzialmente utilizzate. Ma la verità è che il coronavirus, in questo caso trasformando l’emergenza in opportunità, dà la spinta definitiva e l’accelerazione necessaria alla grande riforma che riorganizzerà integralmente il sistema sanitario pubblico e darà finalmente le gambe (professionisti e tecnologia) alla medicina territoriale per andare a casa dei pazienti (soprattutto per la cura dei cronici) per evitare che si aggravino e abbiano bisogno del ricovero in ospedale.
La formula è quella dell’"ospedale senza muri", slogan coniato dal British Medical Journal nel 2013, ma ancora straordinariamente attuale, anche in virtù del fatto che la filosofia che sancisce il superamento del concetto di ospedale isolato dal territorio in cui si concentra l’assistenza, sinora era rimasto se non alle buone intenzioni, perlomeno agli albori. L’ospedale dunque non più in un luogo ma ovunque, dove c’è bisogno di assistenza. "E non siamo agli annunci ma ai fatti, perché la trasformazione è già in atto – spiega il direttore sanitario dell’Asl Toscana centro, Emanuele Gori – Stiamo sperimentando la straordinaria efficienza delle unità mobili di base e specialistiche che, dotate di supporti tecnologici, permettono di fare diagnosi a domicilio. E consentiranno una trasformazione che era iniziata e che l’emergenza ha accelerato sino a renderla realtà".
Dunque, da una parte ci sono i medici di famiglia, che continueranno a fare il loro lavoro, implementando l’utilizzo di tecnologia e della telemedicina. A loro sarà chiesto di non vedere più l’ospedale come luogo d’indirizzo cui inviare i pazienti, ma di interfacciarsi con tutti i nuovi attori in scena per trattare i pazienti a casa.
Il piano si appoggia su 5 punti cadine. Tutti i protagonisti si muoveranno in base a una cabina di regia unica territoriale che gestirà gli interventi.
Primo. Il Girot (Gruppo d’intervento rapido ospedale territorio) è un team multispecialistico attivato l’8 aprile scorso che al momento è formato da infermiere esperto e medico ospedaliero (ruotano geriatri, infettivologi, internisti). A Firenze ci sono 3 squadre (più 2 fra Prato, Pistoia ed Empoli) che entro giugno diventeranno 4 (più 6 fra Prato, Pistoia ed Empoli) e coinvolgeranno anche altre specialità mediche. Dotati di ecografo portatile, elettrocardiografo e strumentazione per effettuare emogasanalisi, sono in grado di effettuare diagnosi a domicilio e fornire cure specialistiche. Le squadre, intervenute nelle Rsa in queste settimane, hanno già un rapporto stretto con le strutture e con tutta la medicina territoriale.
Secondo. Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale). A Firenze ce ne sono 7 (31 in tutta la Asl Toscana centro: diventeranno 34) e si compongono di medico e infermiere automuniti. Sono state attivate dal 29 marzo e in poco più di un mese hanno effettuato 5.219 visite a domicilio e 2.152 tamponi. Si tratta di equipaggi di cui fanno parte medici di famiglia, sostituti, guardie mediche, laureati in medicina e iscritti alla scuola di medicina generale (età media 35 anni): anche loro, equipaggiati con strumentazione adeguata, eseguono diagnosi a domicilio e prestano cura e assistenza.
Terzo. Il Day service. Esiste già, in tutti gli ospedali, funziona 12 ore al giorno 6 giorni su 7. Per dare risposta ospedaliera ai pazienti dimessi senza passare dal pronto soccorso. Sarà aperto anche a chi non è in via di dimissione.
Quarto. I letti per le cure intermedie aumenteranno: ora nell’Asl Toscana centro ce ne sono 500. I pazienti che avranno bisogno di essere seguiti 24 ore su 24 saranno ricoverati in queste strutture.
Quinto. Gli ambulatori per le visite specialistiche usciranno dagli ospedali e saranno allestiti nei presidi territoriali.