REDAZIONE FIRENZE

Operaio ancora sepolto. Da 90 ore sotto le macerie. Dna per i riconoscimenti

Il difficile abbinamento fra i resti recuperati e i nomi degli operai: servirà la genetica. Vigili del fuoco al lavoro senza sosta da venerdì mattina. Altre gru per rimuovere le macerie.

Operaio ancora sepolto. Da 90 ore sotto le macerie. Dna per i riconoscimenti

Tre giorni sono passati, e si scava ancora nel cantiere di via Mariti alla ricerca dell’ultimo disperso. Nonostante lo sforzo immane e ininterrotto, la quinta vittima non è stata ancora trovata. Da novanta orae è là sotto, sepolto dal cemento. Ma i vigili del fuoco, in particolare le squadre Usar, vanno avanti, in un punto sempre più ristretto, anche se difficile da raggiungere per i blocchi pesantissimi presenti. Per questo lavorano le gru, che spostano travi e macerie accumulatesi dopo il crollo.

Ieri, in via Mariti, sono arrivati un altro camion-gru con un braccio meccanico e una cosiddetta semovente elettrica.

Il peso ha maciullato i corpi delle vittime. Degli operai nordafricani ci sono i nomi, scritti nei fogli dei cantieri, ma per un collegamento certo ai loro resti, recuperati anche a brandelli, servirà perfino il dna.

"C’è il problema di abbinare i nomi ai corpi - ha confermato Spiezia - perciò è iniziata anche una complessa attività di identificazione su ciò che resta di questi poveri operai, avviata con l’ausilio di esperti e che richiede competenze specifiche, anche di tipo genetico perché questi corpi sono davvero in condizioni drammatiche".

Non sono ancora state disposte le autopsie. Probabile che vengano assegnate quando il recupero delle cinque vittime sarà completato. Quello potrebbe diventare anche il momento in cui arriveranno i primi iscritti sul registro degli indagati. All’orizzonte c’è anche una maxi consulenza sulla trave. D’altronde, soltanto un pool di esperti potrà esaminare la dinamica e le condizioni della trave crollata. Gli investigatori hanno conciliato, non senza difficoltà, l’esigenza di congelare le condizioni di alcune parte fondamentali del prefabbricato sotto indagine - come la trave e i suoi “denti“ su cui poggiava - con la necessità di spostare quei pezzi per consentire le ricerche. In questi giorni poi, oltre ai sopralluoghi dei magistrati, al cantiere ci sono state visite istituzionali che, seppur con tutte le cautele del caso, certo non aiutano a preservare lo stato dei luoghi.

In pratica, poi, il provvedimento di sequestro firmato dalla procura non potrà essere concretamente eseguito fino a quando non saranno terminate le ricerche dell’ultimo corpo.

"Si richiede la collaborazione di tutti - ha detto il capo della procura - affinché, una volta apposti i sigilli all’area in sequestro, ci si astenga da qualsiasi indebito accesso ai luoghi, sia per preservare il loro stato in vista delle indagini tecniche, sia per evitare ulteriori incidenti, alla luce della instabilità delle strutture crollate e giacenti in sito".

Stefano Brogioni