
L'arresto di Riccardo Viti (Foto Ansa)
Firenze, 3 novembre 2016 - Condanna all'ergastolo: questa la richiesta avanzata dalla procura generale nel corso della requisitoria al processo di appello nei confronti di Riccardo Viti, l'idraulico fiorentino di 55 anni condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 20 anni di reclusione per l'omicidio di Andreea Cristina Zamfir, prostituta romena di 26 anni trovata priva di vita il 5 maggio 2014 sotto un cavalcavia dell'A1 a Firenze.
Viti è accusato anche di altri 5 episodi di violenza avvenuti tra il 2011 e 2014. Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale Fabio Origlio ha chiesto alla Corte di Assise d'appello di escludere la circostanze attenuanti generiche concesse al Viti in primo grado, e di condannarlo per questo alla pena dell'ergastolo senza isolamento diurno, e in subordine di confermare la condanna di primo grado.
«Riccardo Viti non voleva uccidere». Così l'avvocato Francesco Stefani, nell'arringa difensiva pronunciata questo pomeriggio durante il processo di appello che vede imputato l'idraulico fiorentino.
Al termine del suo intervento, durato oltre due ore, Stefani ha chiesto la derubricazione del reato in omicidio preterintenzionale o in omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente. «Considerato che Viti fuggiva non appena le prostitute si mettevano a urlare - ha proseguito - è possibile pensare che confidasse che anche quella volta la donna si sarebbe liberata o sarebbe stata liberata».
«Quando l'ha lasciata correndo via» ha detto, la Zamfir «urlava come avevano urlato altre quando aveva interrotto il rapporto consensuale» e lei in quel momento «non era agonizzante, ma viva». Viti, ha aggiunto Stefani, non è un «perverso sadico» ed «è arrivato a uccidere una persona pur non volendola uccidere».