L’omicidio di Niccolò Ciatti. "Siamo vicini all’ultimo atto. La Cassazione ora confermi"

Il 16 aprile la condanna a 23 anni per il ceceno Bissoultanov potrà diventare definitiva. L’appello del babbo Luigi all’Italia e alla Spagna: "Continuate a cercare il latitante"

La tragedia di Niccolò Ciatti

La tragedia di Niccolò Ciatti

Firenze, 29 marzo 2024 – L’ultimo sprint: con la Cassazione del prossimo 16 aprile, l’Italia ha la possibilità di superare la Spagna e appropriarsi definitivamente del processo all’assassino di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci ucciso da un calcio alla testa in discoteca sferrato dall’imputato, il ceceno Rassoul Bissoultanov, oggi irreperibile.

"Ma i giudici della prima sezione devono confermare la condanna", ricorda l’avvocato Agnese Usai, il legale che ha accompagnato la famiglia Ciatti in questo calvario giudiziario iniziato all’indomani di quella notte dell’agosto del 2017, quando Niccolò, in vacanza con gli amici di sempre, si spense per quel calcio sferrato dal lottatore di mma, spalleggiato da due connazionali, uno dei quali finito a processo con lui, ma assolto.

In casa Ciatti , Luigi, la moglia Cinzia, la sorella di Niccolò, Sara, incrociano le dita. Certo, c’è rabbia per come la giustizia spagnola si sia fatta sfuggire l’imputato, liberato prima per la decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, ma poi scarcerato anche dall’Italia, con un provvedimento dichiarato illegittimo quando però lui si era già dileguato.

Dinanzi alla Suprema Corte di Roma - l’udienza del 16 aprile inizierà alle dieci - la parte civile chiede la conferma della condanna a 23 anni inflitta nei due precedenti gradi di giudizio.

L’accusa è omicidio volontario, la più grave seppure spogliata delle aggravanti, che ha trovato uniformità di interpretazione sia nei tribunali italiani che in quelli spagnoli. Anche se, per il codice iberico, la pena è più bassa. Ecco perché il sorpasso italiano è importante: sono otto anni di pena in più, da scontare nelle carceri italiane.

La difesa di Rassoul Bissoultanov ha però presentato un appello articolato, lungo come sarà anche l’arringa dell’avvocato Gianzi. Dal bis in idem, ovvero il doppio giudizio nei due Paesi che non si sono trovati d’accordo sulla competenza, alla riqualificazioni al ribasso dell’accusa di omicidio (da volontario a preterintenzionale/colposo): argomenti che finora non hanno trovato sponda nei tribunali. E poi Luigi Ciatti rinnova il suo accorato appello: "Trovate chi ha ucciso mio figlio, deve scontare la pena in carcere".

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