"Omicidio a Firenze: la strada sotto choc"

Un omicidio brutale lascia sotto choc l'isolato residenziale di via De Pinedo a Firenze. Il vicinato descrive l'uomo come educato e riservato, ma la paura di parlare è forte. Nessuno ha sentito niente, ma la paura di uscire di casa è ancora più forte.

Una strada sotto choc via De Pinedo, isolato residenziale davanti al nuovo tribunale di Novoli. Il brutale omicidio di quell’uomo, descritto dal vicinato come tanto educato quanto riservato lascia senza parole. "Ci dicevamo appena buongiorno e buonasera, erano tanti anni che abitavamo vicini, ma ci conoscevamo appena – afferma una condomina – Era un uomo molto gentile, ma anche molto silenzioso, sembrava quasi non fosse mai in casa, erano mesi che non lo incontravo. Di lui so solo che era venuto via dal suo Paese tanti anni fa perché lì era perseguitato".

"Sembrava una persona ben integrata, lo vedevo spesso alla fermata per andare a lavorare in centro dove aveva un banco" fa eco un’altra vicina. Non frequentava le botteghe dell’isolato, nessuno degli esercenti ha ricordanze di averlo avuto cliente, ma dopo tanti anni era ormai diventato volto familiare.

"Non lo conoscevo, ma ho capito che era: lo vedevo a volte passare sul marciapiede per andare verso la Coop - afferma la commerciante della sala gaming di via Carlo del Prete – era una persona che si vedeva in questo quartiere, siamo sotto choc". La strada chiusa dal nastro della polizia, la camionetta della Scientifica rendono l’atmosfera surreale in via De Pinedo, il cielo cupo di nuvole e la pioggia fine rispecchia l’animo di un rione che da tempo lamenta paura e insicurezza: qui è ancora fresco il ricordo della scomparsa della piccola Kata a poche centinaia di metri. "Già non usciamo più la sera, se non per portare fuori il cane – spiega Maria con al guinzaglio il suo cucciolo – tra baby gang, rapine e furti ci sentiamo sicuri solo tra le mura di casa. Dopo questo omicidio nemmeno più tra quelle".

"Possibile che nessuno abbia sentito niente? – si domanda Luz, badante che lavora in zona – Gli anziani qui sono sempre in casa, ma c’è tanta paura a parlare".

Carlo Casini