GABRIELE MANFRIN
Cronaca

Olio d’oliva, annata da bollino nero. Il raccolto è poco e il prezzo lievita

Coldiretti stima un calo di produzione del 25 per cento, per Confagricoltori addirittura del 50 "C’è il rischio di perdere mercati. Da noi un litro andrà sui 15-16 euro, in Portogallo si vende a 8".

Olio d’oliva, annata da bollino nero. Il raccolto è poco e il prezzo lievita

Olio d’oliva, annata da bollino nero. Il raccolto è poco e il prezzo lievita

Cala in picchiata la produzione dell’olio. Tra resa scarsa, siccità, bombe d’acqua e parassiti sempre in agguato, le previsioni per la stagione del 2023 lasciano l’amaro in bocca e non quello piacevole dell’extravergine appena spremuto. Una riduzione drastica, che da noi oscilla tra il 25 per cento come dichiarato da Coldiretti e il 50-60, come riporta invece Confagricoltura. Ma prima ancora delle cause, sono le conseguenze quelle che spaventano. Come ricorda il presidente di Confagricoltura Francesco Colpizzi, il timore è che il nostro olio perda mercato. Che venga sostituito con altri prodotti, di meno qualità certamente, ma anche (e forse proprio per questo) nettamente meno cari.

"Non tutti hanno un palato esigente come chi è nato qui – spiega – C’è il rischio che nel mondo i consumatori virino su altro. Gli oli portoghesi stanno a 8 euro al litro, e ci sono oli trattati e miscele chiamati ’condimenti’ che costano ancora meno. La flessione c’è stata, come in altri Paesi – continua – sono fasi cicliche della fioritura. L’alternanza della produzione è in parte un fenomeno naturale. Noi dobbiamo essere bravi a valorizzare i marchi e le nostre sigle".

Secondo le prime stime, un litro di olio toscano si potrà trovare in vendita intorno ai 15-16 euro. Un aumento dei costi intorno al 38 per cento, tra energia e raccolta scarsa (meno olive ci sono sugli alberi più si spende per prenderle), ha influito logicamente sui prezzi.

Per fortuna la temibile mosca quest’anno non ha fatto danni tremendi. Ma per il Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine Toscano IGP e per Coldiretti, i guasti non fatti dall’insetto li ha compensati il clima. Un maggio super piovoso ha bloccato l’impollinazione dei fiori, e questo è significato poche olive per ramo. Poi sono arrivate le bombe di calore di luglio e agosto. Quando in città sembrava di essere nel Sahara anche gli oliveti soffrivano: "Le piante sono andate sotto stress e hanno iniziato a ’scartare’ le olive che non riuscivano a portare a maturazione – dice il Presidente Consorzio Fabrizio Filippi – Chi ha potuto irrigare è riuscito a recuperare quote di produzione, per tutti gli altri è stata dura. Sarà una delle annate più faticose di sempre".

E per il futuro? La riduzione nel fiorentino sarà più marcata rispetto alle zone costiere, ma a livello nazionale i dati ci dicono che siamo più o meno tutti sulla stessa barca. Per il consorzio c’è solo una strada per sopravvivere, investire in infrastrutture per irrigare gli olivi durante i periodi secchi: "Non solo in Toscana ma in tutto il Paese – aggiunge Filippi – Le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter stoccare acque piovane e di impiegarle quando necessario", conclude.

Anche per Confagricoltura, e per diversi imprenditori, superare l’obsolescenza del settore e della coltivazione nel territorio è uno dei passi fondamentali per rimanere competitivi. L’unica consolazione è che la qualità del nostro olio, del nostro oro verde, non arretrerà nemmeno di un centimetro. Meno olive non vuol dire olio peggiore. Purtroppo, vuol dire un aumento dei costi e un rischio per la competitività internazionale del prodotto, un’eccellenza mondiale, da valorizzare e tutelare, specialmente qui dove è un elemento identitario della cultura cittadina.

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