ILARIA BIANCALANI
Cronaca

Inchiesta sull'olio d'oliva, Coldiretti: "L'extravergine toscano non è in pericolo"

L'associazione: "Il termine 'Olio prodotto in Toscana è spesso usato in modo improprio". Intanto parla il gruppo spagnolo che controlla Carapelli, Bertolli e Sasso, marchi "fiorentini" finiti nel mirino: "La nostra qualità e gli standard sono altissimi"

Olio di oliva (Olycom)

Firenze, 14 novembre 2015 - Per decisione del pm Raffaele Guariniello, l'indagine che vede per ora indagati i responsabili di sette aziende “big” dell'olio, fra cui il gruppo Deoleo, che gestisce i marchi Bertolli, Carapelli e Sasso, è stata trasferita per competenza territoriale. Nella fattispecie quindi, il procedimento indirizzato verso il gruppo Deoleo, viene passato alla procura di Firenze.

Gli investigatori avrebbero fondato l'indagine sul fatto che l'olio, venduto come extravergine di oliva, non ne avrebbe invece le caratteristiche; se l'ipotesi fosse confermata si paleserebbe anche il reato di “vendita di prodotti mendaci atti a indurre in inganno il compratore sulla qualità del prodotto”. Secondo Coldiretti lo scandalo che ha conquistato le prime pagine dei giornali “non riguarda in alcun modo l'extravergine toscano, principe della dieta mediterranea, ma offre invece l'occasione per fare chiarezza sui tanti inganni e illeciti, di cui è vittima il consumatore”.

“Negli ultimi anni la nostra associazione – spiega Eleonora Tinarelli, responsabile di Coldiretti Chianti – ha condotto più di una battaglia per la tracciabilità dell'olio. Abbiamo fatto manifestazioni davanti alla Provincia per richiedere che, a livello governativo, ci fosse il riconoscimento del prodotto: dall'oliva, fino a quando viene franto e imbottigliato. E' stato anche grazie al nostro impegno che oggi vengono compiute le analisi, grazie alle quali si ha la certezza dell'origine e della qualità di ciò che viene portato in tavola. Per esempio già guardando l'etichetta dei marchi “inquisiti”, si vede bene che le olive non sono toscane”.

E proprio da Coldiretti, arriva un'invenzione che, complice la moderna tecnologia, riesce a fornire un identikit dell'olivo. “Al nostro concorso Oscar Green di quest'anno – prosegue Tinarelli – è stata premiata l'idea innovativa di un giovane toscano, che ha inventato una specie di microchip da inserire all'interno della pianta di olivo, per classificare la specie da cui viene poi l'oliva che va al frantoio”.

Quanto al ciclone che ha investito il comparto Tinarelli conclude dicendo: “Se dovesse essere confermata l'ipotesi della frode, il piccolo produttore non potrà che avere un giovamento. In questo modo infatti, il consumatore potrà capire e motivare la differenza fra una bottiglia dello scaffale del supermercato, che costa 3 euro e 50 centesimi e quella del piccolo produttore che paga 10 euro, ma che garantisce un prodotto eccellente”. E ci sarebbe anche un altro aspetto della vicenda sul quale, secondo il presidente di Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli, è giusto fare chiarezza.

“Il termine “Olio prodotto in Toscana” è usato in modo improprio, secondo una consuetudine adottata spesso dall’industria, che presenta, sotto l’immagine della Toscana, un prodotto in realtà solo imbottigliato nella nostra regione”. Marcelli non usa certo parole edulcorate per sintetizzare che “l’industria olearia sfrutta impropriamente l’immagine della Toscana, un territorio che ha un forte appeal sul consumatore, per smerciare prodotti di dubbia qualità”. Il presidente di Coldiretti Toscana, coglie poi l'occasione per fare il punto sull’annata olearia.

“Dopo la disastrosa performance del 2014, l'extravergine toscano è protagonista quest'anno di una importante ripresa produttiva. In tutta la regione infatti si registra una buona produzione, per qualità e quantità. Quest’ultima è ritornata a livelli medi (18-20 milioni di litri) dopo la battuta d’arresto targata 2014, quando molte aziende agricole hanno preferito addirittura non effettuare il raccolto, a causa della forte infestazione della mosca olearia, proprio per evitare di “macchiare” la reputazione dell’olio toscano”.

Da parte sua Deoleo, il gruppo alimentare spagnolo che gestisce i marchi Bertolli Carapelli e Sasso afferma in una nota che “l'olio extravergine commercializzato rispetta e rispetterà i più elevati standard qualitativi e le norme più restrittive in vigore”. E prosegue dicendo: "La qualità e l'integrità dei nostri prodotti è, fin dalla nostra nascita, un valore imprescindibile e il pilastro fondamentale della nostra azienda".

Sempre a detta del gruppo spagnolo “le analisi effettuate sia dalla rivista Test che dai Nas su incarico della Procura di Torino, si basano esclusivamente su una prova di assaggio”. Un metodo ritenuto “soggettivo, non ripetibile e non riproducibile”, per il quale Deoleo intende chiedere una controprova entro i termini previsti dalla legge”.