
Carlo Calenda, segretario di Azione
"Perché non stiamo nel campo largo? Perché l’unico modo per avere a che fare con il M5s è cancellarlo". Profetico l’anatema di Carlo Calenda gridato sul palco romano del congresso di Azione. Come se da quel 29 marzo a oggi non fosse cambiato niente, eccetto il dettaglio del contratto toscano in 23 punti tra i dem e i 5s. Solo che il quartetto Fossi-Giani-Taverna-Galletti, non aveva fatto i conti, ahiloro, col leader di Azione. Tanto che il guazzabuglio riformista da declinare in una, due o tre liste per le regionali finisce nel dimenticatoio. Idem la melina sull’ipotesi di listino bloccato che stuzzica Avanti (+Europa, Psi e Repubblicani) come baratto al "sangue e voti per fare eleggere solo renziani" visti i meccanismi fiorentinocentrici della legge elettorale. "La lista deve esprimere le ragioni di tutti, se questo però deve significare l’azzeramento di Avanti allora non ci stiamo", l’aut aut del segretario nazionale di +Europa Riccardo Magi. Tutti calcoli che non lambiscono Calenda, figurarsi la ’tenda riformista’ che Renzi persiste. "Non sosterremo in nessun modo Giani, e non mi importa di cosa faranno i vertici locali di Azione - così, all’Huffington Post, Calenda azzera il segretario lucchese Marco Remaschi - il partito nazionale non sarà di questa partita e i nostri elettori sono liberi di fare quello che credono - come nelle Marche, ndr -. La scena umiliante di Giani che si inchina alla Taverna è una cosa che non si può vedere. Non c’è niente da trattare, siamo fuori. Ricordo a Renzi che come Terzo Polo abbiamo fatto campagna elettorale per il rigassificatore a Piombino, per le infrastrutture e lo sviluppo, e adesso che facciamo? Per due posti in consiglio regionale ci inchiniamo ai diktat dei 5s, rinnegando quanto abbiamo sempre detto? Questi senza dire niente a nessuno fanno un accordo che stravolge tutto e noi zitti? Che umiliazione". Persino i pacifisti di +Europa cassano metodo e merito del patto. "Giani ha commeso un errore politico, il programma si decide al tavolo di coalizione, non in un bilaterale", la reprimenda di Magi. E pensare che nella sua Enews di ieri Renzi si era appellato alle "regole del bipolarismo" per giustificare la ’santa alleanza’ di Iv con Avs e M5s, lanciardo dardi ("Un tweet in meno e un voto in più") all’ex amico ai tempi del Terzo Polo. Nada, Calenda resta in modalità panzer: "Non è una posizione personale verso Matteo, ma politica, che almeno fino a poco tempo fa era anche la sua. A me di reggere il moccolo alla Taverna che inciucia con Giani non va per niente. E pensare che lui si definiva un riformista".
E cari saluti al (fu) campo largo.
Francesco Ingardia