Nino D’Angelo e lo spettacolo della sua storia

In concerto stasera al Verdi: "E’ bello portare un po’ della mia Napoli in giro per l’Italia. E sono pronto per mettermi alla prova col teatro"

Nino D’Angelo e lo spettacolo della sua storia

Nino D’Angelo e lo spettacolo della sua storia

di Giovanni Ballerini

"Ho fatto qualche concerto in Germania e in Svizzera, poi dal 6 marzo ho iniziato questa seconda parte del tour, con anche tanti bis, tanti ritorni nei luoghi dove avevo già cantato. Sono molto soddisfatto perché la gente, aldilà dell’artista, del genere musicale, mi vuole proprio bene".

Reduce da un tour estivo che ha fatto registrare ovunque sold-out, Nino D’Angelo torna in scena con ’Il Poeta che non sa parlare-Tour 2023’, che lo vede in concerto stasera alle 20,45 al Teatro Verdi. "In Toscana ho suonato spesso, ma manco da Firenze da alcuni anni ed è davvero un piacere tornare a cantare in un teatro gremito in questa città bellissima, piena di storia – sottolinea D’Angelo -. E’ bello portare un po’ della mia Napoli, in giro per l’Italia: devo ringraziare la mia città, i napoletani che mi hanno sempre portato nel cuore".

Nino, come ha organizzato il recital?

"E’ uno show che in un certo qual modo mi racconta anche un po’. E’ quasi una prova generale per fare poi in futuro uno spettacolo vero e proprio, con i racconti e le canzoni. Grazie al libro ’Il Poeta che non sa parlare’, che è uscito insieme all’omonimo disco, mi è venuta l’idea di portare in scena gli anni che ho passato sul palco e le mie canzoni. La prima parte è dedicata a questo nuovo album con un Nino D’Angelo più maturo nei testi, nei ritmi e nelle musiche, che parla ai giovani. Nella seconda – racconta ancora – sono più quello di sempre che canta i successi, i cavalli di battaglia di questi anni. Non li posso cantare tutti, per questo ho previsto dei medley. Sarà un set divertente".

Anche a Firenze ci saranno tanti napoletani in sala?

"Certo, ma non solo. Cantare e parlare in dialetto con tutto il mondo non è stato facile, anche se il napoletano è una lingua vera e propria. Ma, alla fine credo di avere fatto la cosa migliore. Ho venduto tanti dischi, ho fatto tanti film e come artista ho avuto il piacere di calcare il San Carlo di Napoli, l’Olimpia di Parigi, il Madison Square Garden di New York e tanti altri bellissimi teatri portando Napoli sempre appresso. Sono un napoletano conosciuto da tutti e questo mi rende particolarmente fiero e felice".

Come la mette con il tifo calcistico?

"Il calcio è una grande passione ed è logico che talvolta ci si arrabbi con quelli di altre squadre, ma poi si deve tornare tutti amici: quando finisce una partita basta. Andiamo a prenderci un caffè e magari continuiamo a discutere di quello che è successo in campo, ma la violenza non l’ammetto in nessuna cosa".

Il tour andrà avanti anche questa estate?

"Per forza, abbiamo tantissime richieste ed è bellissimo stare in mezzo alla gente. Dopo i due anni e più in cui tutti noi musicisti ci siamo fermati a causa del covid, ci siamo finalmente ripresi la nostra libertà, la voglia di creare, di abbracciare il pubblico. In futuro – conclude l’artista napoletano – mi piacerebbe trovare un po’ più di tempo per godermi i miei nipoti, ma anche per mettermi alla prova con il teatro musicale, come faceva Gaber, portando in scena dappertutto lo spettacolo ’Senza giacca e cravatta’ che parla proprio di me e mi consente di raccontarmi fra una canzone e l’altra".

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