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"Vendo poco, ma apro il banco. Fiorentini, teniamo duro" / NEWSLETTER

Roberto Ballerini, commerciante del mercato di San Lorenzo è ospite di Buongiorno Firenze, la newsletter de La Nazione. "Sarei tentato di restare a letto, ma vado a lavorare. Non si deve perdere la fiducia"

Roberto Ballerini

Firenze, 16 dicembre 2020 - Il testo che segue apre Buongiorno Firenze, la newsletter che La Nazione invia ogni mattina a quanti si sono iscritti alla community di lettori. Ogni mattina Buongiorno Firenze individua un tema di vita cittadina, di cui si parla con un ospite (oggi Roberto Ballerini, commerciante del mercato di San Lorenzo) e indica le notizie più importanti del giorno. Per ricevere via mail la newsletter clicca su www.lanazione.it/buongiornofirenze 

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Tanto di cappello per chi ancora tiene aperta bottega. Un gioco di parole - che i lettori (e i commercianti) ci perdoneranno  - utile a introdurre il personaggio che salterà fuori tra qualche riga, un'autentica istituzione del centro storico, un fiorentino di quelli veraci, spicci, immediati in grado di fotografare la realtà sociale di una città stordita con molta più efficacia di un serioso tomo di sociologia. Chi ha fatto due passi tra San Marco e il Ponte Vecchio - in questi giorni tinteggiati di arancione, figli del rosso e aspiranti al giallo - si sarà senz'altro accorto della tenacia antica con cui i negozianti fiorentini cercano di resistere alla crisi più feroce del dopoguerra, al nemico invisibile che ha svuotato le casse di ogni bottega. Firenze non molla, ma la battaglia è durissima. Turisti svaniti, gente di passaggio ferma al varco perché da Bagno a Ripoli, da Scandicci, da Campi, da Sesto (e via confinando) in città non si può entrare, fiorentini con pochi spiccioli ormai in tasca. Per molte attività siamo già all'ultima spiaggia. Ma forse il Covid sottovaluta la capacità di resistenza - o di resilienza, come si dice oggi - di una città che nella sua storia ne ha viste di cotte e di crude e che ha sempre trovato la forza di reagire. E' una speranza, non c'è altro a cui aggrapparci. 

L'OSPITE

Roberto Ballerini, classe 1947, è uno degli storici commercianti del mercato di San Lorenzo. Da quasi 45 anni nel popolare rione del centro conosce ogni segreto delle strade a due passi dal Duomo. A suo dire una crisi così devastante in città non si era mai registrata. Abbiamo scambiato con lui quattro chiacchiere sulle difficoltà di questo Natale e sulle prospettive future. 

Ballerini come se la passa?

"Male. Come si dice a Firenze 'un si raccatta palla'. Certe mattine penso sia meglio rimanere a casa, ma poi alla fine vengo e apro il banco lo stesso.".

Clienti spariti anche in San Lorenzo che è sempre stato pieno zeppo di gente sotto le feste? 

"Che le devo dire? Non c'è un'anima. Eppure per noi i costi restano. C'è da pagare la portatura del banco, lo spazio nei magazzini, il suolo pubblico che per ora almeno ci hanno posticipato. E' davvero difficile".

Quando ha riaperto?

"Alcuni giorni fa, ma non si è praticamente mai visto nessuno. Sabato ho incassato 100 euro, altri 100 domenica. Ma ieri per esempio non ho venduto niente. E nemmeno oggi. Sono 44 anni che lavoro al mercato e un vuoto così, le assicuro, non l'avevo mai visto".

Chi sono i pochi clienti che vengono?

"Solo e soltanto fiorentini. Gli stranieri sono scomparsi così come i visitatori italiani. E poi non dimentichiamoci che, in zona arancione, a comprare un cappello da me non possono neanche venire con la tramvia da Scandicci".

Già, i cappelli non sono considerati beni di prima necessità. Eppure i suoi sono famosissimi.

"E io ne vo fiero. I miei nonni pagliaioli iniziarono a farli alla fine dell'Ottocento a Campi Bisenzio. I famosi cappelli di paglia di Firenze... Oggi siamo ancora qua e io non mi arrendo anche se è un momento difficilissimo. Finché il buon Dio mi darà la forza io resterò qua. E non devono perdere la fiducia nemmeno i fiorentini. Il 2021 sarà un altro anno duro, ma io spero di cuore che nel 2022 si possa tornare tutti a vivere liberi e tranquilli"