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"Sempre chiusi, meno tesserati, solo asporto: quanti problemi per i circoli" / NEWSLETTER

Jacopo Forconi, presidente fiorentino dell'Arci è ospite di Buongiorno Firenze, newsletter de La Nazione. "Vorremmo essere considerati alla stregua degli esercizi commerciali e somministrare come loro"

Jacopo Forconi, presidente Arci Firenze

Firenze, 27 gennaio 2021 - Il testo che segue apre Buongiorno Firenze, la newsletter che La Nazione invia ogni mattina agli iscritti alla sua community di lettori. Quotidianamente, Buongiorno Firenze individua un tema di cronaca e vita cittadina, di cui si parla  con un ospite: oggi Jacopo Forconi, presidente dell'Arci di Firenze. Buongiorno Firenze tratta le principali notizie di cronaca, cultura, sport e offre suggrimenti su come scoprire e godersi la città.      Per ricevere via mail la newsletter clicca su www.lanazione.it/buongiornofirenze 

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CIRCOLI CHIUSI, TOSCANA PIU' POVERA cura di  Piero Ceccatelli Il lockdown dei circoli è un po' come quello dei monumenti: senza gli uni e gli altri la Toscana è un po 'meno Toscana. Perché solo in questa terra i circoli - con matrici ideologiche e politiche oppure no - fanno parte dei paesaggio umano. Sono il luogo dove un popolo di individualisti inguaribili riesce a mischiarsi, stare insieme, litigare e non lascisarsi più. E sono il campanile laico che distingue il paese, la frazione, il rione, la strada, l'isolato di questa terra senza padroni, che non ha mai fatto una rivoluzione perché non ne ha mai avuto bisogno.Ciò che non è riuscito alle dittature di ieri e ai centri commerciali di oggi - cioè chiudere o indebolire i circoli e le case del popolo - rischia di riuscire alla pandemia. Ibridi come sono - un po 'bar, un po' pizzerie, un po 'associazioni, un po' dopolavoro - ricevono mazzate da ogni parte. E in Toscana, stanno aperti solo per l'asporto: ma di cosa sa, il bicchiere di vino o il caffé, se poi non li consumi lì? . Per chi vede i circoli come beni culturali (cos'altro sono, certi dialoghi fra Benigni e Monni, lì ambientati in "Berlinguer, ti voglio bene"?) rappresentano l'ultima speranza di non finire tutti omologati dai telefonini, dai film a casa , dalla spesa a casa, dal lavoro a casa. Ne parliamo con Jacopo Forconi,  presidente dell'Arci di Firenze.

L'OSPITE  

Presidente Forconi, come se la passano i circoli Arci, a Firenze? "Nel 2020 i circoli hanno lavorato nei mesi estivi, alcuni  invece sono ancora chiusi dal primo lockdown. Aprire, avrebbe comportato spese insostenibili per chi, nei mesi precedenti non aveva incassato un euro. La vita delle case del popolo, dei circoli non è mai stata così a repentaglio". Stanno chiudendo? "Fortunatamente no.  A Firenze ce ne sono 239, rispetto al 2020  con l'anno nuovo non hanno rinnovato l'affiliazione forse in venti. Il problema piuttosto è dei soci. Ne abbiamo 40.000 e per ora solo la metà ha rinnovato la tessera".  Mancano soldi, manca la volontà? "Mancano le occasioni. Quando i circoli sono aperti e ci si va, si paga l'iscrizione. Ora, come si fa? Qualche circolo rimedia distribuendo tessere durante i servizi a domicilio, oppure le rinnova ai clienti che vengono per l'asporto".  L'asporto per i circoli non è ammesso in tutte le Regioni. "a Toscana ci ha assimilati agli esercizi commerciali. Ma di solo asporto non si vive e non tutti i circoli lo praticano". Finora ha parlato solo di soldi. Pensavo che i circoli fossero altro. "Ha ragione. Ma le preoccupazioni sono enormi. I circoli rappresentano una fetta di società che ha piacere... clicca qui per continuare a leggere