"Di nessuna rilevanza riveste l’assunto che l’attività compiuta dai pubblici ministeri dovesse essere ulteriormente riprodotta nel verbale relativo all’attività svolta il 7 marzo 2013. Non è quindi ravvisabile nessun obbligo per i pm intervenuti di redigere un autonomo verbale, di cui del resto non si percepisce nemmeno l’utilità che avrebbe avuto. Per questi motivi si dispone l’archiviazione del procedimento per insussistenza del fatto". E’ la conclusione dell’ordinanza di archiviazione del tribunale di Genova, firmata dal Gup, Nicoletta Guerrero, che chiude definitivamente l’appendice delle inchieste, legate alla morte di David Rossi, sui tre pm protagonisti delle indagini: Nicola Marini, Antonino Nastasi (oggi alla Dda di Firenze) e Aldo Natalini. Non c’è stata nessuna omissione, né falso ideologico, né fascicoli spariti, foto non consegnate e immagini cancellate dalla pendrive.
Il fatto non sussiste per i giudici di Genova, tutto il castello di accuse e congetture, costruito dopo le deposizioni e le presunte rivelazioni nella commissione parlamentare di inchiesta, soprattutto da parte del colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, è stato cancellato dal dispositivo di archiviazione. Che partiva dall’ipotesi che i tre pm nell’ufficio di David Rossi la sera del 6 marzo 2013, "spostavano, manipolavano e rinvenivano oggetti prima che lo stato della stanza fosse documentato dalla polizia scientifìca senza redigere un verbale delle operazioni compiute e senza dare atto della presenza del personale di polizia giudiziaria insieme a loro aveva operato". L’accusa e la parte offesa, la vedova di David Rossi, Antonella Tognazzi, avevano puntato l’indice anche contro le omissioni riguardo al rinvenimento dei bigliettini di addio e dei fazzolettini macchiati di sangue nel primo accesso. Per il gup di Genova sono sufficienti "gli atti di polizia giudiziaria, con gli elementi essenziali della perquisizione, redatti dall’assistente Marini e dalla polizia scientifica".
P.D.B.