
Prosegue il viaggio nell’universo creativo di Escher, partito il 20 ottobre al museo dell’Istituto degli Innocenti, e destinato ora a proseguire fino al 7 maggio.
La mostra antologica – prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation, Maurits e In Your Event –, riunisce circa duecento opere e i lavori più rappresentativi che hanno reso celebre in tutto il mondo il grande artista olandese, nato nel suo paese nel 1898, dove poi morirà nel 1972. Curata da Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti di Escher al mondo, e Mark Veldhuysen, Ceo della M.C. Escher Company, l’esposizione comprende alcune delle opere più iconiche della sua produzione, quali Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939),
Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata, che appartengono all’immaginario comune riferibile al grande artista.
Maurits Cornelius Escher fonde in maniera sorprendente scienza e natura, il matematico e il magico, il rigore analitico e la capacità contemplativa, ne fa parte a pieno titolo. Visionario e artista sui generis nel panorama della storia dell’arte, ancora oggi è in grado, con le sue prospettive ribaltate e illusioni ottiche, i suoi oggetti impossibili, di stupire ed emozionare il grande pubblico.
Fondamentale il suo rapporto con l’Italia, fin dal primo viaggio insieme ai suoi genitori nel 1921, lungo le coste del Mediterraneo, costeggiando la Costa Azzurra, fino alla Liguria. Riferimenti al Belpaese si incontrano nelle sue architetture concettuali e nei pesaggi fantastici e svelano il suo innamoramento per la natura e ’arte italiana.
Entrò in contatto anche con l’arte moderna, visitando la XIII Biennale di Venezia, dove venne presentata la prima retrospettiva dedicata ad Amedeo Modigliani. In ’Rettili’ del 1943, ad esempio, la pianta in primo piano è un’agave, tipica dell’Italia meridionale, disegnata a Tropea nel 1930. In ’Stelle’ del 1948 la costruzione dei solidi geometrici ricalca il modo in cui Leonardo da Vinci o Luca Pacioli rappresentavano i solidi regolari. Così come in ’Divisione cubica dello spazio’ del 1952, prende ispirazione dalle decorazioni reticolari del rinascimento italiano, molto probabilmente viste in un fregio della pavimentazione del Duomo di Siena, visitato più volte durante i suoi soggiorni in Toscana. Ricordandosi del viaggio in calesse alla volta di San Gimignano scrisse: "...mentre le 17 torri di San Gimignano si avvicinavano sempre di più. Era come un sogno, che non poteva essere reale". La mostra (catalogo ed. Maurits) vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, partner Mercato Centrale, Barberino Designer Outlet e Unicoop Firenze, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner QN La Nazione, radio partner Radio Monte Carlo, educational partner Laba e media coverage by Sky Arte.