Muore a 40 anni in tenda: malata, al freddo e di notte sotto il ponte all'Indiano

La vittima soffriva di insufficienza renale e si era sottoposta alla dialisi. Visite e terapie a Careggi e S.M.Nuova. L’allarme dato dal compagno

La tenda dove la donna viveva sotto il ponte all'Indiano

La tenda dove la donna viveva sotto il ponte all'Indiano

Firenze, 6 dicembre 2022 - Libera di fare la tua vita errante, Rossella. Senza un vero punto di riferimento. L’avevi scelta tu, già da anni. Ma che vita difficile. E che fine triste morire nel sonno a quarant’anni, per i problemi causati da una grave insufficienza renale, al buio, all’umido, al freddo di una tenda da campeggio sistemata in un contesto squallido alla periferia estrema della città: a ridosso di un pilone del viadotto che da via Pistoiese immette sul ponte all’Indiano. Unico riparo ’di fortuna’ dalle intemperie di un’esistenza libera, sì. Ma compromessa dagli stenti. Dividevi quella tenda con il tuo compagno senegalese di tredici anni più giovane. Da tempo vi eravate accampati a Firenze. Tanto tanto finché il tempo è buono... Poi sono dolori.

Domenica mattina lui s’è svegliato, ti ha chiamato: non gli hai risposto. Col cellulare su cui guardavate i film insieme, uno dei vostri pochi momenti di svago, ha telefonato subito al 118. Nessun tentativo di salvataggio: la dottoressa Fei dell’automedica ha constatato il decesso alle 11.28, ma eri già morta nella notte, o nelle primissime ore del mattino. Nessun segno di violenza, nessuno di punture strane. Non ci sono misteri. Ti hanno tradita i reni malati, gli stenti. "Cause naturali", recita il referto.

Polizia e pm di turno Ester Nocera hanno completato gli accertamenti. Il tuo corpo, forse la tua anima, sono già a disposizione dei tuoi famigliari, di Priverno, provincia di Latina, dove eri nata l’8 marzo 1982. Loro, i tuoi, li sentivi ogni tanto. Avevi scelto un’altra vita. E le vite e le scelte degli altri, alla fin fine, sono da rispettare. Cielo grigio plumbeo, nella vostra tenda canadese poche coperte da stendere una sull’altra per cercare – voi due, vicini vicini, stretti stretti – un poco di calore in più. Fuori nella piccola radura in mezzo all’erba incolta tre paia di sneakers, un giubbetto. Fuori, di fronte al vostro accampamento tante altre tracce. Vostre e di altri ‘invisibili’. Vicini ‘di casa’. Un piumino adagiato su una piattaforma, per evitare almeno il contatto con la nuda terra. Sacchi di juta con spazzatura, tetrapak vuoti di vino bianco, bottiglie di d’acqua di plastica, pacchetti di sigarette, qualche lattina di birra, un paio di mascherine per il Covid. Una trousse con gli spazzolini da denti. E tanta, tanta desolazione suprema.

Soffrivi, Rossella . Da cinque anni almeno. Mal di reni. Qualcosa di più complicato e serio, anzi. Careggi, Santa Maria Nuova: periodicamente tornavi lì, visite e cure, ti sottoponevi a estenuanti cicli di dialisi. Negli ultimi tempi di meno, ha raccontato affranto il tuo compagno agli agenti delle Volanti. Di giorno, per Rossella e il compagno, Firenze era soprattutto Santa Maria Novella. Disoccupati, avevate come unico sostentamento la tua pensione di invalidità e l’accompagnamento. Troppo poco per difendere il tuo corpo gracile.

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