
Multe archiviate, è un caso Draghi (FdI) si incatena Scatta la caccia alla talpa
di Iacopo Nathan
"Voglio delle risposte su alcune multe non pagate da un politico di Palazzo Vecchio". E’ questa la motivazione che ha spinto il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi a incatenarsi ieri davanti al comando della polizia municipale a Porta al Prato. "La vicenda nasce dalla segnalazione di cittadini riguardanti cinque multe archiviate – spiega Draghi -, a due auto utilizzate da una figura importante di Palazzo Vecchio. I verbali risalgono al 2020 e 2021 e risultano archiviati. Avevo chiesto il 19 gennaio copie dei verbali e dei pagamenti, mi sono stati negati con la motivazione che il diritto alla privacy del cittadino prevale su quello del consigliere ad avere informazioni".
Una risposta che non ha però fermato il consigliere. "Accettato questa spiegazione – continua -, ho controproposto di non fornirmi dati sensibili legati alla privacy ma è giusto sapere se i verbali sono stati pagati, se sono stati archiviati in autotutela o in seguito al ricorso al Tar. Se le multe sono state archiviate senza motivo chiederò le dimissioni del politico anche se l’auto è intestata a un parente ma la utilizza un politico". Draghi sostiene che la protesta inscenata ieri è un "segnale per i cittadini. Le richieste che vengono fatte hanno bisogno di risposte, di un percorso di trasparenza, non voglio nomi e cognomi, mi interessano le motivazioni", ha aggiunto ricordando poi che nel 2023 "i cittadini di Firenze pagheranno 100 milioni di euro di multe ed è importante accertare che non ci siano favoritismi". Nel corso della protesta, però, i toni sono andati scemando: Draghi ha incontrato la polizia municipale, trovando risposte. Se la quinta multa necessita ancora di tempo per essere chiarita, per le prime quattro ci sono le motivazioni dell’archiviazione. "La prima è stata tolta in autotutela perché si era sbagliato il vigile, la seconda è un accesso in una corsia preferenziale, ma il mezzo era autorizzato, e le ultime due sono accessi in ztl autorizzati. Resta da capire chi fosse al volante, se la persona indicata o un parente, perché le cose sarebbero diverse in quel caso".
Ma il motivo della protesta ha provocato la reazione di Palazzo Vecchio che ha già disposto un’indagine interna per capire come poteva il consigliere conoscere gli estremi degli accessi e se qualcuno ha rivelato tali informazioni rispetto a un "privato cittadino". Come dire anche se l’auto fosse della moglie di un amministratore, ma in uso al marito, come avrebbe potuto sapere che quella targa aveva bucato la ztl? "Dalle dichiarazioni rilasciate dal consigliere Draghi alla stampa – è scritto nella nota del Comune – emerge che avrebbe parlato di un politico e di suoi familiari. Non si può essere a conoscenza di chi sia il politico a cui si riferisce il consigliere nelle sue dichiarazioni, così come lo stesso consigliere non dovrebbe conoscere, né veicolare, informazioni legate a privati cittadini e protette dalla normativa nazionale sulla privacy. Questi dati non possono essere peraltro oggetto di richiesta di accesso agli atti per finalità istituzionali". E poi la stoccata: "Palazzo Vecchio disporrà un’indagine interna al fine di comprendere come sia possibile che un consigliere comunale apprenda informazioni sensibili su privati cittadini". In attesa di approfondimenti, l’amministrazione sottolinea che, nel periodo in questione, sono state annullate in autotutela le contravvenzioni per transito o sosta in ztl per i permessi scaduti nel periodo di proroga causa Covid: in ragione del Dl sull’emergenza sanitaria, è stato prorogato al 3 maggio 2021 il termine dei permessi ztl in scadenza dal 31 gennaio 2020 al gennaio 2021. Nel periodo considerato risultano 1.213 archiviazioni.