Mostro, l’inchiesta infinita Il figlio del legale di Pacciani "Proseguo il lavoro di papà"

Alessio Fioravanti ha depositato una richiesta di riapertura delle indagini: "C’è un collegamento tra i delitti e alcune morti collaterali, tra cui quella di Milva Malatesta e del figlio Mirko"

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Ha studiato i faldoni di suo padre, che ha difeso Pacciani. E ne ha letti anche di nuovi. Ora, Alessio Fioravanti eredita il testimone del babbo Pietro, che non c’è più, e chiede la riapertura delle indagini sul caso del mostro di Firenze e su alcuni delitti collaterali: quello di Milva Malatesta e del figlio Mirko, carbonizzati nella Panda di lei nell’agosto del 1993, e le morti sospette di alcune prostitute. Casi irrisolti - come del resto lo sono i delitti del mostro del 1974 e i due del 1981 - che anche Pacciani, parlando con Pietro Fioravanti, metteva in collegamento con la serie omicidiaria contraddistinta dalla calibro 22.

Nei suoi studi, condotti assieme a un gruppo di collaboratori (Loris Martinelli, Dario Quaglia e Roberto Ottani), è stato trovato "un elemento che collega uno dei duplici delitti del mostro alla morte di una delle prostitute", spiega Fioravanti.

Quale? "Non posso dirlo, c’è il segreto istruttorio", risponde l’avvocato, auspicando però che la procura ponga l’attenzione su questo particolare "mai emerso prima". E l’impegno del giovane avvocato, va proprio nel solco tracciato dal padre, che dopo la morte del presunto mostro (deceduto nel 1998 prima di un nuovo processo d’appello) si dedicò anch’egli alla ricerca della verità sui delitti.

In compenso, sfodera il verbale delle dichiarazioni che suo padre fece al pm Giuliano Mignini nel 2002. Riportando quanto gli aveva riferito Pacciani, Fioravanti collegava le morti collaterali avvenute negli anni ottanta e novanta a Firenze alla catena principale. "Pacciani era al massimo un palo, una persona che aveva visto o saputo qualcosa perché aveva lavorato in alcuni ville".

Oggi, Alessio Fioravanti, autore anche di un libro sul mostro, ha ricevuto il mandato da Luciano Malatesta per far luce su alcune di queste morti sospette: quella di sua sorella Milva e del piccolo Mirko - per il quale venne processato e assolto l’ex marito della Malatesta, nonché padre del bambino, Francesco Rubbino - e quella di suo padre Renato, ufficialmente un suicidio ma che desta più di una perplessità.

L’uomo, che morì impiccato, toccava con i piedi al suolo e la moglie, Maria Sperduto, era l’amante di Pacciani.

L’impegno di Fioravanti junior in questa vicenda è una sorta di vendetta con il passato. Questa storia ha dato sì notorietà al padre, ma al tempo stesso ha condizionato la sfera privata della famiglia. "Abbiamo subito minacce, mio fratello venne aggredito, io stesso sono finito sotto scorta - racconta -. Nell’estate prima del processo, mio padre ricevette 12 proiettili calibro 22 e un lembo di pelle. Ricordo che eravamo al mare. Aprì la posta che aveva preso in studio, trovò questa cosa e corse a Firenze a informare la procura. Poi non ne abbiamo saputo più niente. E lui questo episodio preferì tenerlo nascosto, per paura. Io ho scelto questa strada, e mi sento di dover continuare".

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