
Julia Ituma
Firenze, 14 aprile 2023 – L’eco del successo in Coppa Cev si è stemperato solo da qualche ora in casa Savino Del Bene. Una gioia immensa. Ma niente lasciava presagire che da lì il risveglio sarebbe stato traumatico. Fa ancora fatica a crederci a distanza di quasi una giornata il direttore sportivo Francesco Paoletti, tra i primi a credere in Julia Ituma quando la vide tre anni fa all’oratorio San Filippo Neri di Milano, tanto da farla tesserare, pur senza averci mai giocato, dal club del patron Paolo Nocentini, da sempre attento alle giovani di talento. E lei di talento ne aveva da vendere. Da sviluppare, certo, ma le doti si intravedevano senza dubbio. Un trauma, dicevamo, "Perché ancora non ci credo – dice Paoletti –. E’ da quando mi hanno avvertito che continuo a non credere. Ma soprattutto a pensare a una ragazza di 18 anni che non c’è più, prima che alla giocatrice dal futuro certo". Un futuro che si è interrotto in Turchia, in maniera (sono ancora in corso le indagini) volontaria. Una logica che ci si affanna a trovare, spesso inutilmente anche scorrendo i messaggi sul telefono. "Ci siamo scritti per il suo compleanno – prosegue –, per gli auguri e per farle i complimenti per una partita giocata bene".
L’ultima volta che l’ha vista è stata il 6 marzo scorso, quando Novara ha giocato un posticipo a Firenze contro Il Bisonte. Con un lungo abbraccio. "Non era la prima volta che ci incontravamo, ovviamente. E ci siamo fermati a parlare dopo la partita. Un dialogo cordiale. L’avevo vista serena, tranquilla...".
Le parole si troncano nel vuoto, come quello che ha lasciato e lascerà in chi invece con Julia aveva un rapporto più diretto, Anna Adelusi, anche lei come Julia talento verde de Il Bisonte: "Per me Julia è stata davvero un punto di riferimento, una spalla su cui piangere quando ne avevo più bisogno, un’amica, una sorella. Abbiamo parlato tanto e ci siamo confidate tanto. Era una persona tanto fragile nonostante non volesse mai dimostrarlo a nessuno. Nei rari abbracci che ci siamo date (perché non siamo proprio due persone affettuose) racchiudevamo tutto ciò che era il nostro rapporto, a tratti bizzarro ma unico, proprio come lei. Quando succedono cose di questo tipo è sempre difficile tirare fuori tutto, ora vorrei solo passare un po’ di tempo con lei, perché mi faceva stare davvero bene, mi faceva ridere tanto e mi faceva passare ogni momento triste: aveva un senso dell’umorismo tutto suo ma si faceva voler bene e io gliene volevo troppo".