Messaggio di pace. Un fiume di luce illumina la città. In 10mila al corteo

L’abbraccio tra imam e rabbino, l’emozione dell’abate di San Miniato. Famiglie, politici e associazioni alla fiaccolata per Israele e Palestina.

di Antonio Passanese

Che fossero diecimila o molti di più conta poco. Perché, balletti dei numeri a parte, la cosa importante è il messaggio che ieri pomeriggio Firenze ha lanciato a tutta Italia. Un messaggio di pace, di vicinanza e amore verso chi soffre, chi piange i propri morti, che siano israeliani o palestinesi. Verso chi ancora aspetta il ritorno a casa di quei ragazzi e famiglie sequestrati nel blitz terroristico di hamas del 7 ottobre.

Da ponte alle Grazie fino a quella che il sindaco santo Giorgio La Pira definiva "la nuova Gerusalemme", ovvero San Miniato al Monte, un fiume di luce ha attraversato i lungarni, poi le Rampe, fino al Piazzale e alla basilica millenaria dedicata al protomartire di Firenze. Una lunga marcia silenziosa dove le uniche bandiere presenti erano quelle arcobaleno (in verità ce ne era una della Palestina) sventolate dai bimbi, dalle loro mamme e dai loro babbi. E così, mentre la manifestazione cominciava a salire verso il ‘monte’, è stato l’abate padre Bernardo Gianni – l’organizzatore della fiaccolata – a misurarsi con un dato numerico inaspettato. Lo ha fatto, però, riflettendo su un passaggio per lui significativo. Il successo dell’iniziativa, dice, "non è misurabile in termini di quantità, quello che conta è la qualità del nostro essere qui: disinteressato, appassionato, estraneo alle logiche di potere o di visibilità. Qui solo e soltanto nel silenzio, che già è un gesto di disarmo e di umiliazione molto coraggiosa. Siamo qui a ‘cospirare’ tutti insieme per la pace". Certo, ci sono state certe assenze che hanno aperto il dibattito (come quella del console di Israele Marco Carrai). Un punto a cui padre Bernardo, però, non ha dato corda: "In questi giorni non è che sia stato molto a catalogare i sì, i ma o i forse. Ho pregato e sperato che accadesse quello che sta accadendo". E il religioso lo ha sottolineato mentre l’imam Izzeddin Elzir raggiungeva la testa del corteo, per una foto simbolo con il rabbino, Gadi Piperno, circondato da tanti rappresentanti della comunita ebraica. "Qui c’è Firenze, questa piazza rappresenta la città. Poi, per l’amor di Dio, qualcuno non c’è. Ma questa è la bellezza della diversità", smorza le polemiche anche l’imam. "Padre Bernardo ha espresso per tutti quello che pensiamo, sia io che il rabbino: un no alla violenza, a qualsiasi violenza, alle persone ma anche all’ambiente. E un no a qualsiasi guerra". Il silenzio, ha aggiunto Piperno, "è la parola chiave. Oggi è il momento del silenzio, del dolore, dello sgomento per quello che abbiamo visto. E non abbiamo invitato a partecipare ufficialmente, come comunità ebraica, perché questo dolore va rispettato. Io, però, sono qui comunque a raccogliere questo sentimento di vicinanza che abbiamo ricevuto praticamente da tutta Firenze". Si aspettava, quindi, così tanta gente? "Sì, è il motivo per cui sono qui". Anche il sindaco Dario Nardella ha raggiunto i tre per ribadire: "Non entro nelle ragioni altrui", di chi ha preferito non esserci. "Io sono qui perché l’obiettivo della pace è sacrosanto. Così come quello di due popoli in due Stati. E’ giusto, dunque, esprimere vicinanza a tutte le vittime civile colpite, chiedere il pieno e rigoroso rispetto dei diritti fondamentali stabiliti dalle convenzioni internazionali, anche durante i conflitti, e fare di tutto per evitare un’escalation su tutta l’area del Medio Oriente". Presenti, nonostante la diocesi non abbia aderito, anche tanti sacerdoti, frati e suore.

Infine, arrivati a San Miniato (con il piazzale troppo piccolo per accogliere tutti e con il governatore Eugenio Giani che era già lì), padre Bernardo ha ringraziato la Cgil che ha messo a disposizione 3mila fiaccole sposando fin da subito l’iniziativa per poi lasciarsi andare a una battuta: "Siamo così tanti che avremmo potuto riempire lo stadio mentre Fiorentina-Empoli avrebbero potuto giocarla qui. Firenze abbraccia israeliani e palestinesi. Firenze è un laboratorio di pace, che tutti ne prendano esempio".