
Il cardinale Betori alla Cavalcata dei Magi (foto archivio NewPressPhoto)
Firenze, 6 gennaio 2024 – Epifania celebrata con la tradizionale messa in Duomo a Firenze dall'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori. Nell’omelia centrale il tema della comunione dell’umanità: “Attorno alla grotta di Betlemme si ricompone la comunione dell'umanità divisa dalle esclusioni. Un tema quello dell'esclusione, dello scarto caro al magistero di Papa Francesco e, non a caso, ripreso anche nel discorso di fine anno del nostro Presidente della Repubblica. Attorno al Bambino Gesù si ritrovano quanti erano nella marginalità. Avviene anzitutto per gli emarginati sociali, quali sono i pastori, raggiunti dalla voce dell'angelo e invitati a farsi vicini a quel Bambino, dono del cielo, come abbiamo ascoltato dal vangelo proclamato nella notte di Natale. A questa gente marginale è rivolto l'invito della fede ed è aperto l'accesso all'incontro con la presenza del Figlio di Dio venuto nel mondo”.
"Non meno marginali sono i magi - ha aggiunto Betori - Non è facile identificare con precisione chi siano questi uomini, non sappiamo quanti, che si mettono in cammino all'apparire di una stella, ma l'appellativo di magi sembra alludere a sapienti di regioni dell'Oriente. In questi uomini stranieri c'è un'apertura della mente e della volontà che contrasta con la paura e l'ostilità dell'autorità politica del popolo ebraico del tempo e con la superficialità e l'indifferenza di chi ha in mano le chiavi del suo sapere culturale e religioso”.
E ancora, "il comportamento di Erode suona condanna di ogni politica chiusa nelle proprie visioni ideologiche e nei propri interessi. L'atteggiamento degli scribi e dei sacerdoti è costante richiamo per una Chiesa che, pur possedendo le Scritture e la loro interpretazione, rischia di essere restia a seguirle, a scommettere sulla loro verità per l'uomo”.
Per Betori "i lontani prendono il posto dei presunti vicini. C'è in questo un messaggio di inclusione che deve interrogarci. Il bambino, che riconosciamo Figlio di Dio fatto uomo, viene a riunire tutti attorno a sé, superando confini sociali e culturali, segnalando i pericoli che corre chi esercita un'autorità, il rischio di non percepire i segni di Dio nella storia e di rinchiudersi nella paura che erige ostacoli, alimenta separazioni, evita di compromettersi. Un messaggio che risuona con forza contro le nostre società chiuse, impaurite dell'altro e del nuovo, inclini alle divisioni e ai conflitti”.