Pasquale Mennonna e l'infortunio di Antognoni: "Da una sfortuna a un enorme successo"

Nell'ultima intervista a La Nazione, il neurochirurgo ricordava quando il 22 novembre del 1981 salvò la vita al numero 10 della Fiorentina: "Fu un incidente pazzesco che ha lasciato il segno"

Pasquale Mennonna e Giancarlo Antognoni

Pasquale Mennonna e Giancarlo Antognoni

Firenze, 13 dicembre 2022 - "Penso che a volte la vita sia strana. Ma è la dimostrazione di come da una sfortuna terribile possa nascere un enorme successo. Per due". Con queste parole, nell'ultima intervista a La NazionePasquale Mennonna ricordava quando il 22 novembre 1981 salvò la vita a Giancarlo Antognoni, a quel tempo numero 10 viola. 

Il grande neurochirurgo di Careggi è morto stamani, martedì 13 dicembre, dopo una lunga malattia, all'ospedale Don Gnocchi di Scandicci. Aveva 81 anni. Con lui se ne va un pezzo di storia di Firenze e della Fiorentina.

Ripubblichiamo qui in versione integrale l'ultima intervista di Mennonna a La Nazione, e il ricordo di quel drammatico infortunio di Antognoni dal quale però scaturì un'amicizia indissolubile tra i due. 

L'ultima intervista a Pasquale Mennonna

"La neurochirurgia oggi? Grazie alla tecnologia ha fatto passi avanti, ma su solide basi". Pasquale Mennonna, è nome quasi mitico tra i medici fiorentini. Neurochirurgo, maestro non solo di quelli che oggi sono al suo posto a Careggi. E famoso non solo perchè le sue mani hanno armeggiato coi ferri operatori dentro molte teste per decenni, ma anche perchè : "Beh – sorride – perchè operai Giancarlo Antognoni dopo quella pazzesca botta che prese in campo". 

Mennonna, il suo nome a Firenze è legato a quello del mitico ‘10’.

"Dopo questi anni passati, tutti, e io in particolare ci ricordiamo quel fatto. Perchè è stato di sicuro un un evento clamoroso. Di certo rimarrrà nella storia del calcio non solo fiorentino, perchè fu un incidente pazzesco che ha lasciato un segno. Ma dopo quella botta, Antognoni fece in tempo a giocare i mondiali dell’82, facendo delle bellissime partite".

Cosa gli era successo se lo ricorda?

"E come no? Era novembre del 1981 e quel giorno allo stadio 50.000 persone rimasero in silenzio per una manciata interminabile di minuti. Antognoni fu colpito forte alla tempia dal portiere Martina. Il che gli causò uno sfondamento della teca cranica e un ematoma importante tra osso e cervello. Ricordo che operai per togliere il liquido, ma soprattutto fu importante riuscire a ricostruire perfettamente la teca cranica, utilizzando i suoi stessi frammenti ossei, tanto che poi tornò a giocare senza problemi".

È appena stato il compleanno di Antognoni: che gli vorrebbe dire?

"Lo considero un amico, anche se ci vediamo poco. Antognoni oltre a essere un grande del calcio mondiale è uno straordinario custode della Fiorentina, e per me un gentiluomo, una persona perbene come ce ne sono poche. La soddisfazione che ho avuto è che dopo l’intervento, andato benissimo, è riuscito a diventare campione del mondo: il massimo. Per lui come calciatore, e per me come medico".

Per lei ha avuto poco dalla Fiorentina?

"Per quello che so io Antognoni ha un ruolo importante nella Nazionale Under 21. Magari meritava la Nazionale, e poi, sì. Magari anche la Fiorentina società poteva dargli qualcosa che solo col suo nome avrebbe riavuto: per tutti lui giustamente rappresenta la Fiorentina anche ora che ha compiuto 62 anni".

Da persona abituata al peggio, che pensa della vita Mennonna?

"Che a volte è strana. Ma è la dimostrazione lampante di come da una sfortuna terribile possa nascere un enorme successo. Per due".

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