di Lisa Ciardi
"Il lavoro dei medici di famiglia è ormai soffocato dalla burocrazia e da regole astruse, che sono iniziate col numero chiuso alla facoltà di Medicina e che proseguono adesso con una lunga serie di imposizioni, a partire dal divieto di ricongiungimento familiare se si è già raggiunto il massimale".
Ad aggiungere nuovi dettagli al quadro critico che si sta delineando, anche in Toscana e a Firenze, nell’ambito dei medici di medicina generale (e delle guardie mediche, ora ribattezzate continuità assistenziale) è il dottor Stefano Santangeli, 60 anni di età, 30 dei quali da medico di famiglia a Barberino di Mugello.
Secondo lei quando sono iniziate le criticità?
"La situazione ha cominciato a peggiorare ormai diversi anni fa, con l’introduzione del numero chiuso. Quello della facoltà di Medicina è sempre stato un percorso di studi lungo e complesso, che già a miei tempi, senza numero chiuso, portava a una selezione naturale: tutti potevano provare, ma non tutti arrivavano in fondo. Poi, limitando l’accesso, si è ridotto talmente tanto il numero dei laureati che ora i medici non bastano più, con le carenze e le difficoltà che vediamo. Anche la professione in sé è peggiorata molto: il medico di famiglia oggi ha carichi di lavoro e spese enormi, fra spostamenti e costi degli ambulatori. Non è un caso se pochissimi scelgono questa professione".
Quali sono le difficoltà maggiori?
"Siamo pochi: manca persino il sostituto per poter andare in vacanza. E passiamo diverse ore al giorno dietro ad adempimenti inutili, di una burocrazia borbonica che toglie tempo al lavoro operativo, alla vicinanza ai pazienti. Finché ci saranno dei funzionari, sia pur bravissimi, a dettare le regole, non ne usciremo: bisogna che i medici possano dire la loro ed essere ascoltati nell’organizzazione del lavoro e nella definizione delle regole".
Una delle soluzioni alla carenza di dottori è stata individuata nell’aumento del numero massimo di pazienti. che ne pensa?
"Con le norme attuali non funziona. Io ho già raggiunto il massimale di 1500 e ho chiesto di passare a 1800, ma posso farlo solo assumendo un infermiere. Non essendo una spesa sostenibile, ho rinunciato. Poi c’è l’assurdità del no ai ricongiungimenti".
In cosa consiste?
"Avendo già raggiunto il massimale, pur seguendo ormai da anni tante famiglie non posso prendere in carico i loro figli che devono quindi necessariamente andare da un altro medico. Così si complica inutilmente la vita ai cittadini, che infatti protestano. Ci sono colleghi che esercitano sia come pediatri che come medici di famiglia: quando i bimbi crescono li devono lasciare e mandare da un altro dottore. Un’assurdità. Aggiungo che a Barberino solo un collega può prendere nuovi pazienti, quindi anche la libertà di scelta è ormai prettamente teorica".