REDAZIONE FIRENZE

Mario e la terribile sindrome del ‘sopravvissuto’

Fra i legali di parte civile, l’avvocato Tiziano Nicoletti si è soffermato sulla necessità di condannare l’imputato Lehaman, supervisore all’epoca della Jungenthal, l’officina tedesca dove venne effettuata – si fa per dire – la manutenzione dell’assile che poi si ruppe. "Era stato nominato nel 2008 – ha rimarcato l’avvocato – e aveva il dovere di accertarsi che le prassi operative dell’officina fossero gravemente carenti e aveva il dovere di imporre le misure adeguate affinché tali esami fossero condotti in maniera efficace".

Nicoletti ha affrontato anche un altro aspetto quello relativo alla posizione di una sua assistita, Anna Maria Orsi per la quale i difensori di Gatx hanno fatto richiesta di estromissione dal processo. Oltre che zia e cognata di due vittime (Sara Orsi di 24 anni e Roberta calzoni di 54), Anna Maria Orsi era sorella di Mario (padre di Sara e marito di Roberta) sopravvissuto per miracolo a quell’inferno. Sopravvissuto, ma con gravissimi sensi di colpa. "Mario – ha detto in aula l’avvocato Nicoletti – è rimasto improvvisamente solo e roso dal rimorso di essere lui sopravvissuto mentre la giovane figlia e l’altrettanto giovane moglie morivano. Quella che ha accompagnato Mario, nel proseguo della sua vita (purtroppo è deceduto nel 2016 per altre cause) si chiama “sindrome del sopravvissuto”: sindrome che colpisce i sopravvissuti a grandi catastrofi. Porto sempre come esempio Primo Levi che, scampato dalla tragedia dell’olocausto visse il proseguo dei suoi giorni nel rimorso, nell’interrogativo “perché io mi sono salvato? e non altri, forse anche più meritevoli di me?”. Stessa sindrome anche molti dei sopravvissuti all’attentato delle Torri Gemelle del 11 settembre 2001. Ecco perché è giusto che la mia assistita resti nel processo".