OLGA MUGNAINI
Cronaca

Mapplethorpe e von Gloeden . I due grandi fotografi a confronto

Al Museo Novecento "Beauty and Desire" dove le opere degli artisti si guardano a distanza di un secolo

Mapplethorpe e von Gloeden . I due grandi fotografi a confronto

Mapplethorpe e von Gloeden . I due grandi fotografi a confronto

"Sono nudo quando disegno. Dio mi tiene per mano e cantiamo insieme". Robert Mapplethorpe aveva imparato a disegnare con la macchina fotografica e si è sempre battuto per promuovere la fotografia come forma d’arte allo stesso livello della pittura e della scultura. Del resto, le sue creazioni sono vere e proprie sculture, modellate con la luce che entra dall’obiettivo: "Cerco la perfezione nella forma. Lo faccio con i ritratti. Lo faccio con i cazzi. Lo faccio con i fiori".

A rendere omaggio all’artista newyorchese, nato nel 1946 nel Queens e morto di Aids nel 1989 a Boston, è il Museo Novecento con una sessantina dei suoi scatti più iconici, a cura di Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento, assieme a Eva Francioli e Muriel Prandato. Le sue foto raccontano quanto Mapplethorpe abbia indagato la classicità, il suo ’approccio scultoreo al mezzo fotografico, evidente sia nello studio del nudo maschile e femminile, quanto nella natura morta.

Ma accanto a lui c’è un altro protagonista, un altro genio della fotografia di appena un secolo prima, per molti aspetti speculare a Mapplethorpe: è il barone Wilhelm von Gloeden (Wismar, 1856 – Taormina, 1931), pioniere della ’staged photography’, la fotografia allestita. Nelle foto prestate dall’Archivio Alinari, è evidente il richiamo al passato, quale inesauribile fonte di soggetti e suggestioni: "L’arte non ha altro scopo che la bellezza e non vuol sentir nulla di morale", sosteneva von Gloeden.

Dal confronto dei due artisti nasce il titolo dell’esposizione: "Beauty and Desire", bellezza e desiderio, due mondi che che entrambi hanno esplorato attraverso i nudi, le statue classiche, i fiori, le forme allusive, le pose atletiche e quelle sfrontate, riaprendo interrogativi sul tema del corpo e della sessualità. Non solo: l’arte diventa un pungolo, specialmente nella purezza del nudo, per scuotere la morale, rileggere la religione e la spiritualità. Come del resto aveva fatto Michelangelo, che Mapplethorpe tiene per costante modello. "La grandezza artistica di Mapplethorpe sta proprio in questa capacità di sopprimere ogni falso moralismo - spiega Risaliti –, costringendoci a una osservazione frontale, iconica, dei corpi e dei sessi esibiti come oggetti, e al tempo stesso trasfigurati in forme pure. Guardare le sue foto è dunque vivere non tanto l’esperienza del voyeur ma quella del contemplatore".