Firenze, 16 ottobre 2024 – L’ultimo grande episodio è accaduto qualche giorno fa: il gregge di Francesco Murgia nella zona di Pian del Lago di Monteriggioni è stato quasi dimezzato. Dieci pecore e un agnello sono state uccise e tre capi sono stati portati via dai lupi. Il luogo è alle porte di Siena ed è molto frequentato dai tanti che amano camminare nei sentieri. E per il titolare dell’azienda agricola non è la prima volta che i predatori attaccano i suoi animali, ma mai si era verificato un fatto di tale portata.

L’ennesimo episodio di una lunga scia, un grido di allarme che gli allevatori hanno levato in coro e che l’Unione Europea sembra aver ora ascoltato. A fine settembre, infatti, il lupo è stato declassato da ’stato di protezione rigorosa’ a ’protezione semplice’. Una decisione presa dal Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) dell’Ue per la modifica della Direttiva Habitat e che deve essere confermata a dicembre dal comitato della Convenzione di Berna. Una decisione che ha già trovato il plauso delle associazioni di categoria.
“Abbiamo superato l’equilibrio ecologico. È, quindi, necessaria una selezione per preservare il territorio”, dice il referente di Fedagripesca Toscana, Stefano Gori, che ci parla dell’importanza della delibera.
Com’è la situazione dei lupi in Toscana?
“I lupi sono diffusi in tutti i territori, anche per la conformazione boschiva della nostra regione. In particolare le aree interne, mantenute grazie al lavoro di allevatori e agricoltori, che oggi sono in difficoltà proprio a causa di questi predatori. Una situazione che si è aggravata molto; qualche anno fa quasi non c’erano, oggi sono scaltri e si addentrano nelle stalle. Ma il problema non è solo per l’allevamento, quanto anche per tassi, volpi, istrici e piccoli roditori che rischiano l’estinzione”.
Cosa prevede che accadrà?
“Immagino dissenso popolare perché si dovrà limitare la presenza di un animale che è molto amato. Tuttavia, la sua presenza troppo massiccia è un fatto. A livello politico si dovranno attivare azioni di selezione limitate ad aree specifiche e per aumentare le risorse per la selezione dei lupi si ridurranno quelle per allevatori e agricoltori. Immagino che si andrà verso una minor erogazione di fondi a ristoro dei capi abbattuti e un maggior sostegno agli Ambiti Territoriali di Caccia per la limitazione di questi predatori”.
Un cambio di passo radicale, cos’è accaduto a livello europeo?
“Finalmente si è presa consapevolezza, dopo le giuste lamentele di un comparto importante e per la tutela degli ecosistemi, troppo spostati su una sola specie. Oggi i dati e le ricerche sono oggettive e, anche se poco popolare, questa iniziativa era necessaria”.
È anche una scelta obbligata per ridurre il bracconaggio?
“Sicuramente. Il bracconaggio è un crimine, ma penso che quando avviene è a causa dell’esasperazione. La selezione in determinate aree è un atto più giusto e rispettoso”.
I lupi vengono sempre più avvistati vicino alle abitazioni…
“È vero. Nonostante sia molto difficile che il lupo attacchi l’uomo, sono però molte le segnalazioni di attacchi sui cani. Non solo dei cani da caccia, ma anche di quelli di casa e, in particolare, dei cani pastore”.
In tanti si chiedono se sia possibile coesistere con il lupo. Cosa ne pensa?
“Nei limiti dell’equilibrio ecologico, sono completamente d’accordo. Ogni animale selvatico e predatore autoctono ha il diritto di abitare il nostro bosco. Oggi, però, il numero è sproporzionato e se si perde la pastorizia si perde la tutela del territorio. Questo è il problema più grave”.
I numeri in Toscana
Da un minimo di 500 a un massimo di 800. E’ questo il numero di lupi presenti in Toscana, secondo la stima degli esperti della Regione, che sarebbero suddivisi in almeno 100-150 unità familiari. Risulta difficile dettagliare sul territorio regionale la presenza del più famoso predatore delle nostre zone: l’ultimo monitoraggio risale al 2016, otto anni or sono, e quel che è certo è che il lupo si è spostato lentamente ma costantemente verso le zone abitate dall’uomo.
"In questi anni abbiamo notato un progressivo avvicinamento alle aree urbane – spiega Luca Mattioli, il coordinatore della ‘Task force lupo’ messa in piedi dalla Regione Toscana – Nel 2016 la specie risultava presente in oltre duecento comuni, risultando sostanzialmente assente soltanto in alcuni comuni del basso Valdarno e della fascia costiera tra Pisa e Massa Carrara. Negli ultimi anni invece, sulla base delle segnalazioni che sono state raccolte, molti di questi comuni sono stati interessati dal processo di colonizzazione, tanto che oggi si può affermare che il lupo è presente o potenzialmente presente in tutti i comuni della Toscana, isole escluse”.
"Un cambiamento – aggiunge l’esperto della Regione – che è sicuramente dovuto all’aumento del numero degli esemplari e delle relative unità familiari, ognuna delle quali ha bisogno di un territorio molto vasto. Col passare degli anni gli animali si sono allargati e dall’Appennino sono andati a colonizzare aree meno impervie: li possiamo trovare sul Montalbano, in Valdichiana, lungo la riviera toscana, nelle aree di collina e addirittura in quelle vicine alla città”.
"Il monitoraggio regionale – prosegue Mattioli – è del 2016 e si riferisce al triennio precedente, quindi i dati iniziano a essere un po’ vetusti. Allora, comunque, avevamo individuato circa 110 ‘unità familiari’, per una stima di 550 individui circa. Una simulazione sulla base degli stessi dati ma con un diverso modello matematico aveva ipotizzato che il numero potesse essere intorno agli 880 esemplari, con una densità di 4,3 lupi ogni 100 chilometri quadrati. Nell’Italia peninsulare ogni unità familiare è composta di circa quattro, cinque lupi: si tratta – spiega ancora – di branchi più piccoli rispetto, ad esempio, a quelli americani e la ragione è legata al fatto che le prede sono mediamente più piccole, sufficienti a sfamare un gruppo non troppo numeroso”. Difficile, dicevamo, scendere troppo nel dettaglio sulle zone più interessate dalla presenza del lupo.
"Quel che è certo – conclude Mattioli – è che le aree dove la presenza è più diffusa e più sicura sono quelle molto boscose con una scarsa presenza antropica, quindi tutto l’arco appenninico, le zone più remote del senese e dell’aretino, l’interno della costa livornese. Che sono anche le zone dove la presenza di questi predatori è anche più ‘datata’: l’esplosione degli avvistamenti più vicini alle abitazioni risalgono sostanzialmente all’ultimo decennio”.