REDAZIONE FIRENZE

Lumaca d'acqua in Arno: il mollusco orientale dilaga a Firenze

This article discusses the presence of an invasive species of mollusk, Sinotaia quadrata, in the Arno River and its tributaries, likely introduced by immigrants for food. It is confirmed that the species has reached Florence and is spreading upstream.

E’ aliena. Arriva dall’Asia e sta risalendo l’Arno. Colonizzando anche i suoi affluenti. E’ già qui, in città, silenziosa e nascosta tra le sue due rive. Non è un parassita di un nuovo film fantasy, ma una specie di molluschi che ha invaso il corso d’acqua più importante della Toscana. E’ la Sinotaia quadrata, una chiocciola acquatica profondamente invasiva, introdotta da alcuni immigrati orientali, per essere usata come cibo. A confermarne la presenza è il nuovo campionamento fatto dell’università con l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Coordinato dalla dottoressa Annamaria Nocita dell’unifi, lo studio ha chiarito che dal tratto empolese del fiume la specie sta migrando a monte, ed è già arrivata a Firenze città. A introdurlo nel nostro fiume, ben lontano dalle sue zone native, sembrerebbero essere stati degli immigrati orientali, con lo scopo di usarlo a fini alimentari. Proprio così, pare che qualcuno abbia liberato il mollusco in Arno, per farlo riprodurre, e pescarlo. Una sorta di allevamento non autorizzato, che però è sfuggito di mano. Illuminante in tal senso l’episodio del 2019, quando il sindaco di Montelupo notò dei movimenti strani in riva all’Arno. Grazie alla polizia municipale scoprì che alcuni orientali si immergevano nel fiume raccogliendo grandi quantità di queste piccole chiocciole. Poi, a bordo di una bicicletta si spostavano verso Signa, dove gli esemplari di Sinotaia venivano rivenduti illegalmente. Data l’alta contaminazione batterica del mollusco, il Comune ne impedì la raccolta. Ma già nel 2017, quando il primo animale venne scoperto nel fiume si ipotizzò un inserimento doloso a fini di raccolta, destinato a un mercato clandestino. Naturalmente senza certificazioni sanitarie o evidenze fiscali. Teoria che sembra oggi confermata. Oltre all’Arno, comunque, non sembrano essersi salvati nemmeno i suoi emissari, e il Bisenzio ne è un esempio

Gabriele Manfrin