GIOVANNI BALLERINI
Cronaca

L’Ort omaggia il suo Berio Al Verdi c’è "Rendering"

L’orchestra toscana ricorda il padre fondatore a vent’anni dalla scomparsa Andrea Battistoni dirige il capolavoro ispirato agli appunti lasciati da Schubert.

di Giovanni Ballerini

"Per Berio far musica era solo una parte di una più generale dimensione di intellettuale tanto raffinato quanto pronto a impegnarsi di persona e a sporcarsi le mani. – ricorda il direttore artistico Daniele Spini – tanto esigente sul piano artistico quanto disponibile all’incontro con tutti, come ben ricordano quanti collaborarono con lui, in primo luogo i musicisti dell’ORT".

Non c’è la necessità di commemorare, perché la memoria di Berio è ancora viva, ma nel ventennale della scomparsa del grande compositore, l’Orchestra della Toscana dedica il finale di stagione al suo padre fondatore. E martedì 23 maggio alle 21 al Teatro Verdi di Firenze propone un programma schubertiano che omaggia Luciano Berio con "Rendering", uno dei suoi capolavori. Sul podio dell’ORT ci sarà Andrea Battistoni, l’autore, per Rizzoli del libro "Non è musica per vecchi" in cui il direttore veronese ha ribadito l’assoluta attualità della musica classica. Battistoni vanta la frequentazione alla Scuola di Musica di Fiesole.

Da quel momento la sua carriera ha corso veloce. "Berio era tanto originale e forte nella sua identità stilistica quanto aperto a confrontarsi con l’opera di altri – ribadisce Spini -. Spaziava da Monteverdi alle voci di un mercato di Londra, da Mahler al canto popolare dei popoli più diversi, senza ammettere etichette né per sé né per gli altri". E proprio a questo aspetto dell’arte di Luciano Berio su cui ha scelto di puntare l’ORT in questa ricorrenza, scegliendo uno dei suoi capolavori più importanti e fortunati: quel Rendering che rese udibili i frammenti favolosi lasciati da Franz Schubert.

Uno dei brani più celebri di Berio, che si basa sugli appunti per una sinfonia che Schubert lasciò incompiuta al momento della morte. In chiusura Battistoni dirige la Sinfonia Grande che Franz Schubert compose tra 1825 e il 1826, tre anni prima della morte, per essere eseguita in un grande concerto pubblico a Vienna. Solo che l’orchestra si rifiutò di suonarla perché troppo complessa, perciò la partitura dovette attendere più di un decennio per essere ascoltata: Robert Schumann ne recuperò il manoscritto tra le pile di carte lasciate in eredità da Schubert al fratello e l’affidò in prima esecuzione a Felix Mendelssohn.