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L’ex fiancheggiatore dei mafiosi: "Calunniò il giornalista Giletti". I giudici: vada ai domiciliari

La Cassazione conferma la misura cautelare per Baiardo nell’ambito dell’inchiesta di Firenze. Il caso ruota attorno presunta alla foto del 1992 con Berlusconi, il boss Graviano e il generale Delfino.

L’ex fiancheggiatore dei mafiosi: "Calunniò il giornalista Giletti". I giudici: vada ai domiciliari

di Pietro Mecarozzi

Arresti domiciliari per l’ex gelataio di Omegna, Salvatore Baiardo, al centro delle indagini della Dda fiorentina sui mandanti occulti delle stragi del ’93-’94. A deciderlo la Corte di Cassazione, che ha confermato la decisione del tribunale del Riesame di Firenze, dopo il rigetto del gip, per il reato di calunnia contestato al fiancheggiatore dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, nei confronti del giornalista Massimo Giletti, di cui era stato più volte ospite nella trasmissione ‘Non è l’Arena’, su la 7. La Cassazione non ha invece accolto la misura con riferimento all’accusa di calunnia contestata a Baiardo ai danni del sindaco di Cerasa Giancarlo Ricca e per l’aggravante di agevolazione mafiosa, disponendo il rinvio al tribunale del Riesame di Firenze. "La misura allo stato non può essere eseguita - afferma l’avvocato Carlo Taormina, legale di Baiardo - perché la decisione dei domiciliari diventerà irrevocabile solo dopo la seconda pronuncia del Riesame e l’eventuale decisione della Corte di Cassazione".

La vicenda ruota soprattutto intorno a una foto che ritrarrebbe Giuseppe Graviano, l’ex generale Francesco Delfino e Silvio Berlusconi. Uno scatto, risalente al 1992, del quale Baiardo aveva parlato con Paolo Mondani del programma Report, Massimo Giletti e i giornalisti del Domani, prima di negare tutto davanti ai procuratori aggiunti di

Firenze Luca Tescaroli e Luca Turco e al pm Lorenzo Gestri, titolari dell’inchiesta sulle stragi di mafia. L’ex gelataio, già condannato con sentenza definitiva il 5 gennaio del 1998 per aver favorito la latitanza dei Graviano, è stato però smentito dalle intercettazioni telefoniche che hanno confermato la veridicità del racconto del conduttore, si legge nell’ordinanza del Riesame.

In una conversazione, Baiardo ha confermato di aver mostrato la fotografia anche in un incontro con Paolo Berlusconi. La foto, si legge negli atti, aveva valenza intimidatoria per ottenere l’abrogazione del 41bis, nella speranza che una decisione critica verso il cosiddetto ergastolo ostativo potesse venire dalla Corte di Cassazione nella pronuncia attesa per marzo 2023.

La condotta di Baiardo, secondo l’accusa, sarebbe stata anche proiettata a screditare il giornalista per agevolare Cosa Nostra, di cui i fratelli Graviano erano elementi di spicco. Inoltre Baiardo si sarebbe anche speso per "non compromettere" le figure di Berlusconi e Dell’Utri, parti – sempre secondo l’accusa – dell’accordo stragista. "È una decisione importante: è anche un riconoscimento della fondatezza del ricorso che è stato presentato dalla Procura", il commento di Filippo Spiezia, procuratore capo.