REDAZIONE FIRENZE

L’estro creativo di Silvio Loffredo

Nella sala dell’Accademia delle arti del disegno, in piazza San Marco, è stata allestita una bella mostra di Silvio Loffredo (Parigi 1920-Trebiano 2013). Loffredo è stato un protagonista dell’arte italiana e fiorentina della seconda metà del Novecento. Pittore estroso, conosciuto per i suoi dipinti sui gatti e per l’ossessione con cui pitturava trasfigurandolo e ricomponendolo simultaneamente, il Battistero di Firenze. Dopo una vita disagiata e improntata sin dalla nascita alla bohemien, l’approdo a Firenze nel 1945 gli aprì, alcuni anni dopo, le porte dello studio in cui lavorerà a lungo: l’ultimo piano dell’edificio sopra la Loggia del Bigallo, da cui si domina il Battistero e si è davanti al Campanile di Giotto. Da quella postazione, Silvio Loffredo realizzò quella rilettura dell’antica architettura fiorentina con una visione pittorica frutto dell’impressionismo e dell’espressionismo, la cui eco filtrava nella sua originale pittura.

Alessandro Bonsanti definì proprio così la pittura di questo fiorentino d’origine francese. Loffredo era nato a Parigi nel 1920, in una casa di legno nel quartiere di Montparnasse, al numero 3 di Rue Vercingetorige, dove abitavano i suoi genitori, nativi di Torre del Greco, che per scelta del padre, Michele, anche lui ottimo pittore, avevano deciso di vivere nella Ville Lumiere.

Dal padre prese la passione per la pittura. Non fu mai naturalizzato francese, e nel 1940, quando l’Italia dichiarò guerra alla Francia, Silvio dovette rientrare in Patria e fare la guerra nell’esercito italiano. Dopo tante traversie approdò, come si è detto, a Firenze, per finire l’Accademia di Belle arti, che aveva cominciato a Roma nel 1945, allievo di un importante pittore come Amerigo Bartoli. A Firenze, nell’Accademia di piazza San Marco, dove diventerà docente, completò gli studi con Capocchini e Primo Conti, diventando un grande incisore alla scuola di Celestino Celestini, allievo di Giovanni Fattori.

Loffredo era un uomo arguto e gentile, piccolo, magro e con grandi occhi, un poeta vero che ha elevato la pittura fiorentina del secondo Novecento a livello internazionale. Marco Moretti, curatore della mostra, gli ha dedicato una bellissima monografia edita da Sillabe.