Firenze, 15 settembre 2024 – Mentre in Toscana si accende il dibattito sulla nascita Multiutility e sugli equilibri fra pubblico e privato, dal 2002 la città di Bologna è capofila di un’operazione simile, che ha portato alla nascita del Gruppo Hera. Una realtà quotata in Borsa che oggi include 311 Comuni distribuiti prevalentemente fra le regioni Emilia Romagna, Marche, Veneto e Friuli Venezia Giulia, fornendo servizi energetici (gas, energia elettrica), idrici (acquedotto, fognatura e depurazione) e ambientali (raccolta e smaltimento rifiuti) a 4,2 milioni di cittadini. Ma qual è il rapporto di Hera con i Comuni? E quello con i cittadini? Lo abbiamo chiesto a Fabio Bacchilega, attuale presidente del Con.Ami, oltre che membro del Cda di Hera. Il Consorzio Azienda Multiservizi Intercomunale (Con.Ami appunto) riunisce 23 Comuni fra le province di Bologna (10), Ravenna (10) e Firenze (3) e ha conferito le proprie reti e i relativi servizi a Hera.
Qual è la vostra storia?
"Il percorso di Con.Ami è nato nel 2001, quando al Consorzio venne conferita la proprietà di reti e strutture oltre al controllo dei servizi pubblici (elettrico, gas, smaltimento rifiuti e ciclo idrico integrato)".
Quando è avvenuto l’ingresso in Hera?
"Nel 2002, in seguito al processo di integrazione societaria tra le aziende romagnole e Seabo Spa di Bologna, nacque Hera e al suo interno confluirono le partecipazioni detenute da Con.Ami. Oggi il Consorzio Ami è il secondo socio di Hera Spa". Da allora ci sono stati ripensamenti?
"Da quello che mi risulta no. A parte alcune critiche puntuali su singoli problemi, nessuna forza politica fra quelle che si sono avvicendate nei diversi Comuni, ha mai messo in dubbio il modello. Anzi, la presenza in Hera è considerata positivamente sia dagli amministratori che dai cittadini perché permette di ottimizzare i costi, rendere efficienti i servizi ed erogare dividendi. Si parla di qualche decina di migliaia di euro per i comuni piccoli e di alcune centinaia di migliaia per quelli medio-grandi, con punte ancora più alte nelle realtà maggiori. Sono cifre che, in tutti i casi, fanno la differenza nel poter chiudere i bilanci e nel portare avanti progetti per migliorare i servizi ai cittadini". Quali sono gli impatti sui costi per i cittadini e sui servizi dei singoli comuni?
"Ogni Comune decide in autonomia come utilizzare i dividendi, ma in ogni caso si tratta di risorse di cui i cittadini beneficiano".
La presenza in borsa ha avuto impatti negativi sulle tariffe?
"Non mi risulta che nelle nostre zone le tariffe siano più alte rispetto ad altre aree d’Italia. È chiaro che con la quotazione in Borsa subentrano anche logiche di carattere finanziario, ma l’aspetto importante è che in azienda si privilegi la parte industriale e relativa agli investimenti. Altrettanto centrale è una governance di tipo industriale e non finanziario. Hera mi pare lo stia dimostrando, con un piano di investimenti enorme sui propri asset che, solo sull’idrico e sul solo territorio del nostro Consorzio, vale 60 milioni di euro in tre anni".
C’è chi, in Toscana, teme la nascita di un carrozzone. che ne pensa?
"I carrozzoni nascono quando si devono coprire delle negatività o sistemare delle persone. Nel caso di Con.Ami, non abbiamo una sola partecipata che non abbia avuto una distribuzione di dividendi. L’importante è mantenere l’attenzione sul piano industriale e sui risultati di esercizio e nel nostro caso lo abbiamo sempre fatto".