Firenze, scatta già l’allarme per l’inverno. "Potrà mancare la legna da ardere"

Le aziende del Mugello: "La produzione è sempre più problematica e in molti hanno smesso di tagliare". Preoccupa la situazione dell’est Europa da cui proviene gran parte del combustibile: export bloccato

Legna per l'inverno

Legna per l'inverno

Firenze, 8 agosto 2022 - "Se questo inverno mancherà il gas ci scalderemo con la legna". Lo stanno pensando in molti, e lo dimostrano le vendite di stufe e caminetti. Ma potrebbe esserci una brutta sorpresa. Perché rischiamo in inverno di non avere legna da ardere in quantità sufficiente. L’allarme parte dai boschi del Mugello e dalle aziende agricole che fanno anche il taglio.

"La produzione di legname per il riscaldamento – dicono dall’azienda Panzacchi – è diventata sempre più problematica, e molti piccoli imprenditori o proprietari hanno smesso di tagliare". Se a questo si aggiunge il fatto che circa l’80% della legna da ardere viene importata dall’estero, e che i maggiori produttori, Ungheria, Polonia, Croazia, Romania, hanno bloccato le importazioni per prepararsi a un inverno nel quale potrebbe venire drammaticamente a mancare il gas russo, ben si comprende che lo scenario diventa di grande preoccupazione.

Eppure la Toscana è coperta da ampie superfici di boschi. Peccato che tagliare un albero sia diventato complicato. Lo fa notare Piero Galeotti, imprenditore firenzuolino: "Ormai ci sono norme su norme che quando devi fare un normale taglio diventi matto, per una massa di vincoli spesso insensati. Così non si riesce più a lavorare il bosco come una volta". "Invece il bosco va coltivato, ovvero tagliato quando c’è da tagliare. Perché non solo è un’importante risorsa economica, ma anche perché altrimenti si degrada, con rischi idrogeologici e ambientali. Coltivare un bosco significa regimare le acque e mantenere le piste forestali, preziose per l’antincendio", dice Silvia Panzacchi, giovane imprenditrice agricola-forestale del Covigliaio. E invece lacci e lacciuoli scoraggiano l’attività e il settore è pressoché fermo. Intanto mancano gli operai, perché rumeni e lavoratori extracomunitari non ci sono, per il taglio in certe aree si richiede il parere della Sovrintendenza, o quella del Genio civile e la richiesta deve essere fatta da un tecnico con un costo aggiuntivo. Non solo, si richiedono fidejussioni particolari, che a tempo indeterminato né banche né compagnie assicurative vogliono fare, si pretendono perizie geologiche, e anche questo carica di costi aggiuntivi le imprese.

E ci sono altri vincoli: "Vogliono che si tolgano le radici, e vanno mandate a smaltire, e sono altri costi – si lamentano gli operatori -. Addirittura l’Unione dei Comuni del Mugello ci impone di tagliare con motoseghe elettriche in certe zone per non disturbare la nidificazione, o quando si attraversano i fossetti col trattore non si deve intorbidire l’acqua. Con questi vincoli e questi costi tagliare non conviene". Galeotti fa un rilievo anche alle attività di controllo: "I Forestali, venti-trenta anni fa venivano all’inizio dell’attività di taglio, e ci davano indicazioni, prevenivano errori e cose fatte male. Adesso vengono alla fine del lavoro, se hai sbagliato fanno verbali e comunicati, ma l’ambiente naturale danneggiato rimane, e rimangono le multe a carico delle aziende". Che spesso adesso rinunciano alle attività di taglio.

 

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