Serve una legge sul fine vita. A dirlo è il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera, nell’illustrare la Relazione sull’ultimo anno di lavoro dei giudici delle leggi. Leggendo il suo discorso nella sala Belvedere, Barbera auspica che "sia un intervento del legislatore" a dare seguito alla sentenza ‘Cappato’ sul fine vita , e che si tenga conto "del monito relativo alla condizione anagrafica dei figli di coppie dello stesso sesso". "Se rimane l’inerzia del Parlamento, avverte Barbera, la Corte costituzionale ad un certo punto non potrà non intervenire". Barbera, anche se indirettamente, fa riferimento all’ordinanza del Tribunale di Firenze.
Lo scorso gennaio la Gip di Firenze Agnese De Girolamo ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sul caso di Massimiliano, l’uomo affetto da sclerosi multipla non in possesso di tale requisito, aiutato da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese ad andare in Svizzera e mettere fine alla sua sofferenza. Il caso di Firenze potrebbe quindi fare da testa d’ariete contro l’immobilismo, facendo da detonatore, "in astratto", per uscire dall’impasse e dichiarare l’incostituzionalità delle norme che puniscono chi aiuta a morire.
"Non è che intendiamo fermarci ad aspettare il Parlamento", ha ripetuto Barbera richiamando anche ‘Aspettando Godot’, e adesso "le Regioni vanno sempre più moltiplicando le iniziative a supplenza del Parlamento che non è intervenuto".
Un plauso al monito di Barbera arriva direttamente da Cappato: "Dal Presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera sono arrivate parole chiare e forti non solo sull’inerzia del Parlamento, ma anche sulla determinazione della Consulta a non sottrarsi alle proprie responsabilità di fronte al dubbio di costituzionalità sollevato dalle nostre azioni di disobbedienza civile",. dichiara il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. "Presto infatti - continua - la Consulta dovrà nuovamente intervenire sul tema del fine vita dopo il caso Dj Fabo, che ha parzialmente legalizzato il suicidio assistito in Italia, ma solo alle persone anche ‘dipendenti da trattamenti di sostegno vitale’".
E ancora: "Sul caso di Firenze è stato aperto nei nostri confronti un procedimento che, ci auguriamo, definirà una volta per tutte i contorni del criterio", spiega Cappato.
Che infine lancia anche un appello: "Proseguiamo con le azioni di disobbedienza civile, per le quali si attende l’evoluzione di sei filoni giudiziari, a Milano, Roma, Bologna in cui sono indagato, insieme ad altri iscritti all’Associazione Soccorso Civile, per il reato di ‘aiuto al suicidio’", conclude.