
di Fabrizio Morviducci
Prima Giga Cucine, adesso Hugo Boss. Dalla meccanica alla moda. Scandicci ha chiuso una vertenza per ripartire subito con un’altra. E c’è attesa da parte di istituzioni e sindacati per capire cosa uscirà lunedì, dal tavolo di crisi che la Regione ha messo in piedi per fronteggiare l’addio che la maison tedesca ha annunciato per il suo centro di stile di Scandicci. Con la chiusura, 22 lavoratori saranno licenziati. "Non siamo più interessati al made in Italy". Avrebbero detto i manager di Boss ai sindacati nell’annunciare l’addio al distretto del lusso. L’intenzione, così come l’hanno raccontata i rappresentanti dei lavoratori, è quella di spostare il reparto creativo all’estero sdoppiandolo tra la Cina (dove si producono le borse) e il Portogallo (sede del comparto calzaturiero). La decisione arriva in un momento in cui gli indicatori territoriali non parlano di crisi del settore. Ed è per questo che le istituzioni sono subito scese in campo con l’obiettivo di difendere i lavoratori e provare a scongiurare la chiusura. La partita è ancora aperta, e saranno fondamentali le prossime settimane per capire cosa accadrà.
E’ invece chiusa la questione della Giga, almeno per quanto riguarda l’accordo sindacale, arrivato dopo oltre 80 ore di confronto, sempre al tavolo dell’unità di crisi regionale. L’intesa prevede la cassa integrazione (fino al 31 dicembre 2022) finalizzata alla reindustrializzazione del sito, il piano di salvataggio industriale e la piena ricollocazione dei lavoratori. In base all’accordo raggiunto Giga Grandi Cucine, in caso di cessione dell’azienda con la salvaguardia dell’occupazione attuale, elargirà a favore dell’acquirente una "dote per la reindustrializzazione" di 24mila euro per ogni lavoratore assorbito.
Il consigliere del presidente Giani per il lavoro, Valerio Fabiani, ha messo a disposizione fin da subito anche competenze e risorse degli uffici di Invest in Tuscany della Regione, così da rendere disponibili tutti gli strumenti e gli incentivi possibili per la reindustrializzazione del sito ed il collocamento del personale in esso occupato. Perché la partita adesso si gioca tutta sulla reindustrializzazione del sito. La vertenza non potrà dirsi conclusa fino a quando non ci sarà una nuova attività nel capannone di via Pisana. Secondo quanto si è appreso dalla regione, ci sono 5 possibili acquirenti che vorrebbero subentrare. Ma per il momento non c’è ancora stato lo scatto decisivo per acquisire la fabbrica.