Le indagini in corso. Il rebus dell’uscita tramonta l’ipotesi valigie. E ora il sopralluogo

Non ci sono tracce di sangue della bimba dentro i bagagli analizzati. Ma gli accertamenti proseguono su una traccia isolata sul rubinetto. della stanza 104. L’alibi di un indagato: "Sono stato in lavanderia".

Le indagini in corso. Il rebus dell’uscita tramonta l’ipotesi valigie. E ora il sopralluogo

Le indagini in corso. Il rebus dell’uscita tramonta l’ipotesi valigie. E ora il sopralluogo

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Di nuovo all’Astor. La procura fa pretattica e, per prevenire e arginare l’inevitabile can can mediatico che questo step dell’indagine innescherà, mette sotto chiave la data del sopralluogo, comunque prossimo.

Ma alla luce anche di quelli che, secondo quanto trapela, sarebbero gli esiti degli accertamenti sulle valigie uscite dall’hotel occupato nel giorno della scomparsa di Kata (nessuna traccia di sangue nei due trolley celesti e nel borsone dello stesso colore, ma le operazioni sono ancora in corso), passare un’altra volta massicciamente al setaccio l’immobile che il 10 giugno scorso sembra aver inghiottito la bimba peruviana di cinque anni, è un passaggio inevitabile.

L’alibi. All’assenza, finora, di elementi che portino a Kata nelle valigie analizzate dal genetista Ugo Ricci, si aggiunge anche la memoria difensiva che l’avvocato Andrea Ricci, legale dell’occupante rumeno indagato per il borsone, ha prodotto alla procura. Il geolocalizzatore dello smartphone dell’uomo avrebbe infatti conservato il tragitto compiuto il 10 giugno, quando il rumeno esce con il borsone. Dall’Astor avrebbe infatti raggiunto l’Esselunga di Novoli, poi di nuovo all’Astor e poi in una lavanderia, dove avrebbe lavato i panni sporchi che aveva nel borsone, poi rientrato nella struttura assieme lui. I carabinieri lo sequestrano in occasione dello sgombero, assieme agli altri due trolley trasportati fuori da due donne peruviane. Anche loro hanno già fornito una versione sul contenuto.

Se quei bagagli non hanno ospitato la bimba (la difesa dell’occupante rumeno ha prodotto una memoria con il tragitto percorso registrato, è più che mai necessario verificare che dentro l’edificio, sgomberato e sequestrato il 17 giugno, non ci sia alcuna traccia di Kata.

Per escluderlo, arriveranno reparti speciali dei carabinieri (come i Cacciatori di Calabria, corpi nati ai tempi dei sequestri di persona), pronti anche a scavare, abbattere muri, togliere i pavimenti. Sono già iniziate alcune operazioni “preparatorie“, come l’asportazione di detriti, calcinacci e residui del precedente sopralluogo.

Il sangue. Sempre dagli esami genetici, è stato accertato che è sangue quello prelevato dai carabinieri sul rubinetto della stanza 104, camera in cui ha vissuto Kata e a cui avevano accesso anche i due zii indagati, Abel Argenis Alvarez Vasquez e Marlon Edgar Chicllo. Il prossimo passaggio sarà capire se quel sangue è di Kata.

Sempre sul fronte investigativo, proprio ieri, la procura ha fatto convocare una nuova possibile testimone, scovata da Repubblica, che il giorno della scomparsa di Kata sentì una donna chiamare la piccola prima di scomparire nel nulla.

La donna indicata dalla teste sarebbe colei che, secondo i genitori di Kata, non ha detto tutto ciò che sa sul rapimento: la rumena Lidia, “amministratrice“ dell’occupazione gestita dal Movimento Lotta per la casa.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro