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Le confessioni di Cecilia "Il tram è un pretesto Sono stata eliminata per giochi di potere"

L’ex assessora Del Re racconta la sua versione dei fatti: "Ho saputo del mio licenziamento dai media, poi mi è arrivato un messaggino. Brutto segnale per il nuovo Pd, io troppo ingombrante per il 2024" .

Le confessioni di Cecilia "Il tram è un pretesto Sono stata eliminata per giochi di potere"

Il suo licenziamento da assessora deciso dal sindaco lei lo legge così: "un pretesto" figlio di "logiche di corrente" e "giochi di potere". Una "manovra che era nell’aria", già all’indomani della vittoria di Elly Schlein al congresso, quando emerse la notizia, poi smentita dal sindaco, che avrebbe potuto metterla da parte per lasciare spazio a qualcuno della mozione schleiniana. "Io potevo essere un po’ più ingombrante, in vista del 2024". L’anno delle elezioni a Firenze. Per lei è inutile dire che il Pd deve cambiare pelle se poi "le stesse logiche perdurano a livello locale: questo gesto, i toni di questi giorni, non sono un bel messaggio che parte da Firenze".

Ci sono tante cose dentro le parole di Cecilia Del Re. Per lei è la giornata più difficile da quando ha cominciato la sua cavalcata in politica: fu eletta per la prima volta alle comunali 2014, trentaduenne avvocatessa, poi nel febbraio 2017 venne nominata assessora allo sviluppo economico e turismo. E al giro successivo, da regina di preferenze, assessora all’Urbanistica. Con una nomination in pole position per la corsa a sindaco.

Sono passate poco più di cinque ore da quando il sindaco le ha tolto la fiducia: lei si presenta sorridente in giacca fucsia e jeans scampanati all’appuntamento con la stampa per liberarsi di un groppo che non mostra. La dissimulazione è perfetta, il sorriso smagliante.

Ha scelto un luogo simbolo per mettere in rilievo l’efficacia del suo lavoro: il Conventino, un posto morto alle pendici del colle di Marignolle, che ora pieno di vita e attività artigianali, con un caffè letterario fervente di attività. Smentisce la smentita del giorno precedente. Quando il sindaco le aveva chiesto il conto di quanto detto sul passaggio al Duomo della tramvia "un tabù, altrimenti non sarei qui".

"Speravo che nella notte si chiarisse, in fondo siamo uomini e donne liberi". Invece lei non è riuscita più a parlare con Nardella. Non le risponde al telefono. Ha saputo del licenziamento dai media, poi da lui ha ricevuto un messaggino.

Nella lunghissima giornata di martedì aveva scritto tante note per spiegare il suo pensiero e chiedere scusa al sindaco: nessuna che fosse andata bene a Nardella. Neppure l’ultima versione lo convince, ci dorme sopra e poi arriva il divorzio. "Lui voleva che smentissi il mio pensiero, non voleva che su quel tema esprimessi un’opinione personale".

E cioè che secondo lei "il confronto e il dibattito sull’accessibilità al Duomo è sano". Un confronto nato dalla proposta del gruppo Pd approvata in consiglio di inserire nel piano operativo comunale la staffa di penetrazione della tramvia fino a via Martelli. E poi arricchito dalla sua personale opinione che, nel futuro, grazie all’avanzamento delle tecnologie, pensare a un collegamento con un solo binario elettrificato da terra fra piazza San Marco e piazza Stazione avrebbe potuto non rappresentare un’eresia. "L’area pedonale più bella d’Europa non può restare la più isolata". Ma non finisce qui.

Ilaria Ulivelli