
Ha 103 anni e ancora ha tanta energia: "Mi piace la musica, la seguo muovendo le braccia, mi sembra di ballare!". È nonna Annita Valentini, ospite all’Rsa Le Magnolie dell’Isolotto "da quando a 94 anni mi sono rotta un femore. Qui mi trattano bene: ora non posso più perché non ci vedo quasi, ma fino a un anno fa aiutavo le ragazze e mi ci divertivo (le oss); ancora mangio da me, faccio qualche pastrocchio, ma loro mi aiutano". Il segreto per arrivare a quest’età? Fibra forte e fisico temprato: "Non sono stata mai malata, eppure si camminava scalzi sulla neve, con gli zoccoli di legno e i calzini fatti da mamma: io ero la più piccola dei miei fratelli e spettava a me raccogliere gli stecchini per accendere il fuoco". E poi la moderazione col cibo: in gioventù Annita, che viene dall’Appennino Romagnolo si è abituata a "mangiare poco e scondito. Mio babbo è morto nella Prima guerra mondiale, non l’ho conosciuto. Non c’era nulla a quell’epoca, durante la Seconda poi si viveva sempre nei rifugi. Mia madre si trovò vedova con quattro bocche da sfamare e ha dovuto anche fare l’elemosina: chi ci dava due patate, chi la polenta, ma il mangiare non bastava mai. Rattoppava i pantaloni dei contadini in cambio di una manciata di fagioli per noi. La sera mezza fetta di pane, un goccio d’olio o un bel caffellatte, quello sì, avevamo 2-3 pecore, poi 3-4 vitelli; li dovevo portare a pascolare io, perciò non ho potuto studiare. La domenica dopo la Messa, la mamma ci dava due caramelle, un mandarino, li faceva a quarti: quel giorno si mangiava anche la minestra o i fegatelli, a Natale si ammazzava un galletto e si faceva il brodo. Un paio di viti per il vino e si sfogliava il granturco per il materasso" "Poi ho sposato un toscano, fu fatto prigioniero otto anni in Corsica". Torna, la gioia di un figlio, ma dopo poco un nuovo dramma: anche lei rimane vedova. "Ci siamo arrangiati, mia madre ha rattoppato tanti di quei pantaloni: ‘infilami l’ago, non ci vedo più’, poverina era vecchia". "Ai giovani dico: sperate sempre in Dio che dia salute, non soldi; alla miseria in qualche modo si rimedia". E di ricordarsi che il lavoro non è tutto: "Tornassi indietro vorrei lavorare meno e divertirmi di più"
C.C.
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