Lavori ad alta velocità Fortezza e Ponte al Pino Una cura ricostituente prima che passi la talpa

Lavori propedeutici allo scavo per il consolidamento della zona interessata. Iniezioni di cemento e altri interventi con l’obiettivo di evitare cedimenti.

Lavori ad alta velocità  Fortezza e Ponte al Pino  Una cura ricostituente  prima che passi la talpa

Lavori ad alta velocità Fortezza e Ponte al Pino Una cura ricostituente prima che passi la talpa

di Ilaria Ulivelli

Iniezioni di cemento ai piedi di ponte al Pino e alle radici della Fortezza. C’è più di una ragione per cui Iris, la talpa, è stata accesa e spenta lunedì scorso e comincerà a scavare il tunnel dell’alta velocità a luglio. Almeno questa è la data prevista nel cronoprogramma ferreo per consegnare alla città il passante ferroviario e la stazione Belfiore-Foster entro il 2028.

Ci sono lavori propedeutici da fare, senza i quali sarebbe impossibile partire. A Lucignano il Consorzio Florentia (con le società Pizzarotti e Sapiem) – che nell’agosto dello scorso anno si è aggiudicato i lavori per un miliardo e 100mila euro – deve produrre 46mila conci per rivestire la galleria e poi trasportarli su ferro al cantiere di Campo di Marte. Lavori propedeutici indispensabili, già.

Come le opere di consolidamento per immobili e infrastrutture che si trovano proprio sopra lo scavo della fresa che inghiottirà terra a una profondità di meno venti metri. La Fortezza è l’edificio più importante, che per la sua conformazione, per la sua età e per lo stato di conservazione, potrebbe subire danni dalle vibrazioni prodotte dal gigante roditore di terreno (che è lungo 110 metri e ha un diametro di quasi dieci): per questo prima che la talpa arrivi sin lì, le fondamenta della fortificazione di Antonio da Sangallo, che ha quasi cinquecento anni, dovranno essere sottoposte a una robusta cura ricostituente a iniezioni di cemento. Il tempo c’è, perché una volta partita, Iris avanzerà al ritmo di circa dieci metri al giorno.

Mentre c’è bisogno di agire con maggiore rapidità per dare forza a ponte al Pino, struttura di ferro centenaria che ha fatto il suo tempo e che nell’estate del 2025 sarà sostituita da un nuovo ponte in cemento a una sola campata. Rfi sta lavorando al progetto e mettendo a punto con il Comune le aree di cantiere necessarie per accatastare il materiale (presumibilmente nella zona dell’edicola e del giardinetto).

Il periodo di chiusura del ponte dovrebbe essere previsto in estate e sarà il più breve possibile perché si tratta di una delle tre arterie fondamentali per collegare Campo di Marte e le Cure al resto della città, oltre la ferrovia. Già adesso i restringimenti per alleggerire il carico sul ponte creano pesanti rallentamenti e code all’ora di punta.

Ma prima c’è da pensare a farlo resistere al passaggio della talpa. Anche in questo caso l’opera di fortificazione partirà presto. Visto che la distanza del ponte dal punto di partenza della talpa non è superiore agli 800 metri. Sarà un doppio intervento a fini cautelativi, spiegano da Rfi. Il primo, che sarà realizzato nelle prossime settimane, prima del passaggio della fresa, è un miglioramento delle caratteristiche del terreno sotto le fondazioni.

Successivamente, l’anno prossimo, sarà fatto un secondo intervento di miglioramento della struttura, dove sarà posizionato il nuovo ponte nel 2025. Si tratta di due operazioni indipendenti, fatte per motivi diversi. Ma nessuno dei due interventi avrà rispercussioni sulla circolazione.

C’è un terzo capitolo importante, da sistemare prima della partenza degli scavi. A Cavriglia, alle miniere di Santa Barbara, dove saranno portate le terre di scavo per riempire parzialmente le voragini lasciate dall’estrazione di lignite, si dovranno allestire le piazzole lungo la linea ferrociaria. Anche in questo caso, come per i conci, i trasporti avverranno tutti su ferro per limitare l’impatto ambientale e le ripercussioni sulla circolazione.

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